mercoledì 27 gennaio 2021

L’ATENEO VENETO A RISCHIO CHIUSURA. SACCÀ (PD): «LA CULTURA NON SIA SOLO UN PRODOTTO CONSUMABILE DAL TURISMO»

La pandemia non risparmia nessuno, nemmeno le istituzioni culturali veneziane più apprezzate dai residenti. È così per l’Ateneo Veneto, che per scelta secolare organizza manifestazioni, conferenze e cicli di lezioni aperte a tutti, a titolo esclusivamente gratuito. E che ora, a 209 anni dalla fondazione, senza aiuti né ristori, rischia la chiusura.
«L’Ateneo chiude il bilancio annuale con una perdita di 120mila euro - dichiara il presidente dell’istituzione, Giampaolo Scarante - mentre gli anni precedenti della mia presidenza erano stati sempre in pareggio». È l’effetto della pandemia, che ha portato al rinvio di manifestazioni come la Biennale Arte e Architettura grazie alle quali, attraverso l’affitto di parte della propria sede, l’Ateneo accantonava risorse indispensabili per assicurare l’organizzazione degli oltre cento eventi gratuiti annuali.
Ora, senza quelle entrate extra, le quote dei 600 soci e i modesti contributi di Comune, Regione e Ministero dei Beni Culturali non bastano: «Resistiamo fino a maggio - conclude Scarante - poi entriamo in una terra incognita, aperta anche alle opzioni più estreme». Ma ad essere in crisi a Venezia è tutto il sistema cultura, non solo a causa dell’emergenza sanitaria: «Nella città storica - sottolinea il consigliere comunale del PD Giuseppe Saccà - tutto viene banalizzato in grandi eventi destinati al turismo di massa. Se non vogliamo far morire del tutto le istituzioni veneziane, bisogna ripensare a un modello di sviluppo in cui al centro ci sia la cultura, intesa non come prodotto consumabile dal turismo, ma quale servizio per i residenti e leva per attivare processi di rigenerazione».

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