giovedì 31 dicembre 2020

PASSERELLA AL PONTE DELLE BURCHIELLE, I CITTADINI CHIEDONO CHE SIA SOSTITUITA DA UNA «MENO SGRADEVOLE E INFELICE»

Una petizione è stata indetta per sostituire il ponte provvisorio sul rio delle Burchielle, nei pressi di piazzale Roma. Sono 160 le firme raccolte in questi giorni per chiedere all’amministrazione comunale una nuova passerella, che sostituisca quella metallica attuale, scomoda e fuori contesto.
I promotori sono appunto i residenti e anche i pendolari che lavorano nei pressi, categorie rappresentate da Maurizio Molinari con Nicola Funari e Corrado Monico: l’obiettivo dichiarato è procedere alla realizzazione di un progetto stabile e duraturo, che consenta l’abbattimento delle barriere architettoniche e non lasci il rio sprovvisto di un attraversamento alternativo al percorso dei Tre Ponti, trafficato in periodi pre-Covid.
L'idea dei cittadini, in sostituzione «dell’infelicissima e sgradevole passerella», così viene descritta nella petizione la struttura utilizzata finora, suggerisce un’opera con due rampe di accesso e a forma di arco a sesto ribassato, per consentire il traffico delle barche. Inoltre, per sfruttare il miglior rapporto lunghezza-pendenza, la passerella potrebbe essere costruita obliquamente tra le calli dei Pensieri e dei Tabacchi.
I modelli a cui ispirarsi non mancano, sostengono i promotori della raccolta firme: dal nuovo ponte Solesin della Crea a quello del Bersaglio a Sant’Alvise, fino a quello dei Lavraneri alla Giudecca. A beneficiare della nuova e più accessibile passerella sarebbero non solo i residenti, ma anche tutti gli studenti che dalla stazione ferroviaria e da piazzale Roma devono raggiungere le sedi universitarie di Santa Marta.

mercoledì 30 dicembre 2020

È STATO IL SINDACO A TENERE CHIUSI PER ALTRI TRE MESI (ANCHE AI RESTAURATORI) I MUSEI CIVICI VENEZIANI. MA I SOLDI IN CASSA CI SONO

Mentre i musei di tutta Italia si preparano alla riapertura, forse già all’indomani della scadenza del decreto governativo in vigore (vale a dire dal 16 gennaio), quelli gestiti dalla Fondazione Musei Civici di Venezia rimarranno chiusi fino al 1° aprile. Ma non saranno solo le sale di Palazzo Ducale, Ca’ Pesaro e degli altri 9 musei della rete civica veneziana a rimanere sbarrate: con la cassa integrazione al 100% per tutto il personale, verrà interrotta anche l’attività scientifica, di conservazione e di programmazione dei musei.

La decisione riguardo al lockdown dei Musei Civici è stata rivendicata oggi dal sindaco e assessore alla Cultura, nonché vicepresidente di diritto della Fondazione, Luigi Brugnaro durante la conferenza stampa di fine anno: «Il nostro obiettivo è salvare l’azienda. Vogliamo essere pronti per quando torneranno i turisti». I veneziani non sono inclusi nell’equazione.
Un buco nero nell’offerta culturale della città d’acqua che però, in realtà, non corrisponde a un reale buco di bilancio: la Fondazione, a fronte di circa 7 milioni di perdite per mancati incassi nel 2020, ha ricevuto dal governo ristori per oltre 8 milioni, senza contare l’Art Bonus. Una cifra che permetterà all’istituzione di chiudere i conti in attivo, potendo contare anche sulle riserve liquide di altri 8 milioni accumulati nel 2019.
Una scelta di difficile comprensione, che non nasconde un certo imbarazzo nemmeno da parte dei vertici dei Musei Civici, i quali ancora non commentano ufficialmente l'accaduto. «Registriamo nei fatti - è il parere del consigliere comunale del PD Giuseppe Saccà - il disinteresse a rendere fruibili il prima possibile i musei della città. È un fatto grave, che non solo ha ripercussioni sui lavoratori diretti, per non parlare dei dipendenti delle cooperative, ma anche sull’attrattività e sull’immagine di Venezia che si vuole veicolare in Italia e all’estero».

martedì 29 dicembre 2020

MUSEI CIVICI VENEZIANI CHIUSI PER TRE MESI, L'IRA DEI SINDACATI: «CULTURA E LAVORATORI MORTIFICATI»

I Musei Civici Veneziani rimarranno chiusi fino al 1° aprile, anche qualora l’autorità centrale confermasse la possibilità di riaprire le porte della cultura il 15 gennaio. Lo ha deciso il consiglio d'amministrazione della Fondazione, nonostante gli oltre 7 milioni di euro stanziati dal governo per sanare il buco di bilancio creatosi per l’assenza di turisti. Una doccia fredda per le istituzioni culturali del capoluogo, già in profonda crisi, e per i dipendenti dei Musei costretti da mesi alla cassa integrazione.

«Una decisione grave e incomprensibile - commentano i delegati sindacali della Funzione Pubblica di CGIL e UIL, Daniele Giordano e Mario Ragno - che pregiudica la capacità stessa di ripresa delle attività della Fondazione». Una chiusura preventiva e prolungata che stupisce, visti i recenti annunci di un ricco programma di iniziative per il 2021 da parte dei vertici della Fondazione, ma che conferma invece una visione dei Musei Civici ad appannaggio esclusivo del turismo di massa.
Perplessa anche la consigliera del PD Monica Sambo: «Durante la commissione Cultura di dicembre, era stata proprio Mariacristina Gribaudi, presidente della Fondazione, a dichiarare che i Musei erano pronti a ripartire, anche subito». E invece, a quanto pare, il sistema museale veneziano rimarrà al palo senza nemmeno tentare un'offerta alternativa, magari dedicata alla città e ai suoi abitanti.
«Hanno ricevuto soldi dallo Stato - continuano i rappresentanti sindacali - ma ora vogliono fare cassa sulla pelle dei lavoratori. Grazie a quel denaro pubblico la Fondazione ha prodotto un utile di 2 milioni, incrementando il proprio patrimonio che oggi si attesta a circa 9 milioni disponibili». Mentre tutte le energie e i finanziamenti del Comune si concentrano sul prossimo Salone Nautico, il sistema culturale veneziano vive uno dei suoi momenti più bui.

TERREMOTO IN CROAZIA, LA TERRA TREMA ANCHE IN VENETO E LUNGO L'ADRIATICO PER OLTRE DIECI INTERMINABILI SECONDI

Alle 12.21 di oggi la terra ha tremato a Venezia, nel Veneto e lungo l'arco adriatico dall'Istria all'Abruzzo. Un sisma di magnitudo 6.4 ha avuto il suo epicentro a Petrinja, a sud-est della capitale croata Zagabria, dove purtroppo ha registrato anche una giovane vittima oltre al crollo di alcuni edifici. Nella zona più colpita sono state interrotte l'elettricità, le linee telefoniche e internet.
La scossa è stata avvertita in Italia per oltre dieci secondi, soprattutto ai piani alti delle abitazioni, ed è stata di tipo ondulatorio. I rilevatori ne hanno dato conto addirittura a Napoli, ma è ovviamente a nordest e lungo l'Adriatico che i suoi effetti sono stati più forti, e con essi la paura nella popolazione. Già ieri la stessa area croata era stata oggetto di analogo fenomeno, di dimensioni inferiori e pur tuttavia avvertita a Trieste. Altre scosse di assestamento sono state avvertite oggi anche nel Veneto.

lunedì 28 dicembre 2020

SANT'ERASMO, C'È UN'OFFERTA PER L'AREA COMUNALE DI 27MILA METRI QUADRATI NELL'ISOLA: PROMUOVERÀ IL CARCIOFO

Per guardare oltre la crisi, Venezia deve puntare anche e soprattutto sulle proprie eccellenze. Tra queste si contano prodotti agricoli del territorio che trovano spazio sia in terraferma, nonostante il costante e opprimente consumo di suolo, che nelle isole della laguna: proprio a Sant’Erasmo sta per andare in porto la concessione venticinquennale -affidata a una nota realtà locale- di un'area di proprietà del Comune, per la realizzazione di opere destinate alla promozione della cultura e dei prodotti locali.

Il bando comunale prevede la concessione di un terreno di oltre 27mila metri quadri nella zona nord ovest dell'isola, in corrispondenza dell’area occupata dall’ex polveriera austriaca, a due passi dalla fermata Capannone del vaporetto ACTV. Il vincitore potrà qui costruire una struttura dedicata alla valorizzazione della storia e dei prodotti isolani, che diventi allo stesso tempo un luogo di aggregazione per i residenti di Sant'Erasmo, ma anche per chi vi arriva in visita.

Per la concessione dell’area è stata effettuata una sola offerta, che il Comune ritiene però «solida». Non si conosce ancora ufficialmente l'offerta né il promotore, anche se tra chi vive e frequenta l’isola circola sempre più insistentemente il nome di Carlo Finotello, già presidente del Consorzio del Carciofo violetto, e della sua azienda agricola “I Sapori di Sant’Erasmo”: una realtà che già si occupa di promuovere le colture sia attraverso l’organizzazione di eventi dedicati, che tramite visite guidate all’azienda stessa.

In questa vasta area potranno infatti sorgere tendoni e stand per manifestazioni temporanee, oltre a spazi adeguati per le attività di lavorazione dei prodotti e di vendita. Un luogo ideale per eventi di grande richiamo come le feste del Mosto e del Carciofo violetto. Le procedure di valutazione dell'offerta sono in corso e si attende l’ufficializzazione del concessionario che, per un canone mensile di 1750 euro, potrà gestire l’area per 25 anni, occupandosi però anche della manutenzione, della realizzazione dell'edificio e della gestione dei servizi igienici.

domenica 27 dicembre 2020

DOMANI MATTINA ACQUA ALTA FRA 135 E 140 CENTIMETRI, MA VENEZIA E CHIOGGIA SARANNO ASCIUTTE GRAZIE AL MOSE

Acqua alta col paracadute, domani mattina 28 dicembre, a Venezia, Chioggia e nelle isole della laguna. Dopo che già nelle scorse ore, con la previsione confermata attorno a 130 centimetri, erano state allertate le maestranze e gli ingegneri del Consorzio Venezia Nuova per il sollevamento delle 78 paratoie mobili -attivate con successo per la prima volta il 3 ottobre scorso- è arrivata la certezza, da parte del Centro Maree del Comune di Venezia, che le grandi barriere gialle entreranno in funzione.
A Chioggia, come riferisce l'alert system telefonico del Comune, saranno alzate anche le due paratoie del Baby Mose lungo il canal Vena. Il sistema sarà operativo dalle ore dell'alba e almeno fino alle 12.30: il picco di marea, infatti, secondo l'ISPRA è previsto a Venezia (rilevazione della Salute) con 141 centimetri sul livello medio del mare alle ore 9.50, mentre a Chioggia (centralina di Vigo) sono previsti 134 cm alle 9.10.
Lo stato di allerta permane anche per le mattine successive di martedì 29 e mercoledì 30, con rispettivamente 128 e 131 cm previsti a Venezia, 122 e 127 previsti a Chioggia. Sempre in quest'ultima località, il sindaco Ferro ha disposto la gratuità dei parcheggi comunali dell'isola dell'Unione est, Saloni Cam e Borgo San Giovanni a partire da sei ore prima del picco e fino a sei ore dopo di esso.

LIDO, L'ASSOCIAZIONE ITALIA NOSTRA RICORRE AL TAR CONTRO LA DEMOLIZIONE DI CINQUE PADIGLIONI STORICI ALL'EX OSPEDALE AL MARE

Cassa Depositi e Prestiti spiana la strada al nuovo resort che verrà costruito negli spazi dell’ex ospedale al Mare del Lido di Venezia. Ma dopo l’autorizzazione -concessa il 24 giugno scorso dalla commissione regionale del Ministero per i Beni Culturali- a demolire 5 padiglioni storici dell’ex nosocomio lidense, Italia Nostra torna a opporsi sollevando «gravi motivi di illegittimità».

Nel ricorso depositato al TAR del Veneto il 19 dicembre, l'associazione ambientalista sostiene che «gli edifici di cui è stata autorizzata la demolizione sono i padiglioni Vicenza, Verona, Venezia, Belluno e Orfani di Guerra. Si tratta di edifici dichiarati tutti di interesse culturale con decreto del 20 maggio 2008».

Nel piano di trasformazione dell’area all’insegna del turismo di lusso, con un albergo gestito dal gruppo TH Resorts e un resort di livello internazionale affidato a Club Med, per un totale di 525 camere, alla già prevista demolizione del “monoblocco” si aggiunge ora quella dei cinque padiglioni vincolati. Un progetto faraonico che rischia di cancellare la singolare struttura a padiglioni dell’ex ospedale al Mare.

«Nel 2013, quando il Ministero ha autorizzato la vendita dell’ospedale al Mare dal Comune di Venezia alla Cassa Depositi e Prestiti - continua Italia Nostra - esso ha dato il termine massimo di quattro anni per il recupero e la riqualificazione dell’intero complesso. Ora l’acquirente, ben lungi dall’aver rispettato quel termine, chiede l’autorizzazione ad abbattere gli edifici che non ha saputo conservare».

sabato 26 dicembre 2020

LA ZONA ROSSA FA PRECIPITARE IL TURISMO E L'ECONOMIA DI VENEZIA: 60% IN MENO DI ARRIVI RISPETTO AL 2019, È CRISI OCCUPAZIONALE

La Venezia in zona rossa delle festività natalizie, semideserta e attraversata solo da qualcuno dei pochi residenti rimasti, è il simbolo dell’annus horribilis della capitale mondiale dell’overtourism. La diffusione dell’ondata pandemica ha avuto inevitabili e pesantissime ripercussioni sull’economia di una città concentrata attorno alla monocoltura turistica.

Lo conferma una ricerca della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, che nei giorni scorsi ha presentato i dati relativi all’impatto della crisi dovuta alla pandemia sull’economia metropolitana di Venezia, in particolare in riferimento al crollo dei flussi turistici. Nei primi 9 mesi del 2020 si sono registrati a Venezia 5 milioni in meno di arrivi (-59.5%) e 18.5 milioni in meno di presenze (-53.5%), con un calo del 68.7% dei passeggeri transitati per l’aeroporto Marco Polo.
Anche i conti delle imprese, direttamente proporzionali alla drastica riduzione delle presenze nel capoluogo, sono in rosso: con una perdita di fatturato di 31 miliardi nel 2020, Venezia è la seconda area metropolitana, dopo Torino, a rischiare il più elevato calo di fatturato nelle imprese (-19.2%), per effetto della forte specializzazione settoriale della sua economia. Viene stimato che la spesa turistica degli stranieri sia passata da quasi 3 miliardi a meno di 1, generando un calo di entrate di 2 miliardi.
Se, nel complesso, il sistema delle imprese veneziane ha in qualche modo retto all’impatto pandemico, permangono forti criticità per alberghi e ristorazione: ben il 51.4% delle aziende di settore segnala l’esistenza di seri rischi operativi per il proseguimento dell’attività (contro una media nazionale del 31.8%). A preoccupare anche lo sblocco dei licenziamenti, previsto al momento per fine marzo, che rischia di avere pesanti ricadute occupazionali.
Per attendere la ripresa dell’economia veneziana e italiana invece, secondo l’indagine condotta sopra un campione di quasi cento consulenti del lavoro di Venezia, bisognerà attendere almeno ancora un anno: l’8.3% guarda al 2021 come possibile anno di recupero per le imprese veneziane, mentre il 51.7% è proiettato addirittura all’orizzonte del 2022.

giovedì 24 dicembre 2020

CHIUDE A VENEZIA IL CENTRO DARSENA PER L'ACCOGLIENZA DIFFUSA DEI RIFUGIATI

Venezia non è una città per bisognosi. Il 31 dicembre chiuderà infatti anche il centro Darsena, che negli anni -attraverso il progetto Fontego del Comune- ha fornito sostegno e assistenza a quasi 600 rifugiati e richiedenti asilo. Ad annunciarlo con un comunicato, le Opere riunite Buon Pastore, soggetto attuatore di questa importante realtà veneziana dedicata all’accoglienza. La notizia della chiusura del centro Darsena ha suscitato una reazione indignata e compatta delle opposizioni in Consiglio comunale.
 

Se il consigliere Gianfranco Bettin annuncia un’immediata interrogazione in merito alla questione, altri gruppi consiliari di minoranza pongono l’accento sulla gestione degli aiuti agli “ultimi” da parte di questa amministrazione: «La chiusura del Centro è l’ennesimo campanello d’allarme - scrivono i democratici - ormai è sotto gli occhi di tutti lo smantellamento progressivo dei servizi del Comune di Venezia».
 

Una scelta politica che conferma le priorità di investimento della spesa pubblica comunale secondo Giovanni Andrea Martini: «Lascia attoniti il disinteresse del Comune e dello stesso ente Buon Pastore ai problemi sociali e di accoglienza - commenta il consigliere di Tutta la Città Insieme - le risorse dirottate verso le spese per la polizia locale dimostrano la strada intrapresa da questa amministrazione».
 


A preoccupare le opposizioni dunque non c’è solo il taglio di quella che era, secondo Bettin, «il più razionale, controllato, ben gestito e insieme umano dei sistemi di accoglienza», ma anche il trend delle scelte dell’amministrazione comunale nel tema: «Dopo Betania e Muneghette - dichiara il consigliere di Terra e Acqua Marco Gasparinetti - chiude anche il centro Darsena. A questo punto è lecito chiedersi quale sia il disegno complessivo».

Mentre il futuro dei lavoratori del centro rimane incerto, dalla direzione dei Servizi Sociali del Comune assicurano che sarà garantita la conclusione dei percorsi di accoglienza in atto in altre strutture, come Forte Rossarol a Mestre, che però ha un’impostazione totalmente differente. Aiutare i bisognosi nella città d’acqua sembra essere diventato troppo costoso.


mercoledì 23 dicembre 2020

DOMENICA I PRIMI VACCINI ANTI COVID AL PERSONALE SANITARIO. PER UN NEGATIVIZZATO DIMESSO, CI SONO DUE NUOVI RICOVERI

Inizierà da domenica anche nel territorio dell'ULSS 3 Serenissima la campagna vaccinale contro il Covid-19. Le fiale della Pfizer a disposizione saranno 120, appannaggio per primi di medici, infermieri, operatori e sanitari impegnati nella continuità assistenziale: lo ha detto stamane il direttore generale dell'ULSS, Giuseppe dal Ben, nel corso della consueta conferenza stampa di aggiornamento relativa ai dati del contagio.
I vaccini saranno somministrati nelle sedi di Venezia, Mestre, Chioggia e Dolo a coloro che per primi hanno dato la propria disponibilità: Dal Ben ha osservato come non vi siano state resistenze in merito, anzi la lista di coloro che si sottoporranno va oltre le esigenze del personale in prima linea contro il virus.
Quest'ultimo sarà rivaccinato con la seconda dose dopo venti giorni o un mese. In tutto il Veneto arrivano 874 fiale, che in Italia ammontano a 9000. «Un segnale di speranza - ha detto Dal Ben - che proseguirà a gennaio, sempre su base volontaria, con la vaccinazione delle categorie più a rischio, primi fra tutti gli anziani».
Anche stamane, comunque, i reparti di Pronto Soccorso degli ospedali veneziani sono stati presi d'assalto da persone che avvertono i sintomi dell'infezione. Tuttavia il direttore generale non solleva alcun allarme riguardo la situazione dei posti letto: delle 92 terapie intensive attivate, 54 sono occupate da pazienti virali, e 13 sono libere. Al momento quindi non si avvede la necessità di implementare ulteriori 12 posti.
Nell'area metropolitana di Venezia, il 10% circa di chi esegue il tampone viene riscontrato positivo: «Sono cifre in linea con l'andamento veneto - spiega Dal Ben - che è simile a quello inglese». Peraltro nessun positivo è sbarcato dal Regno Unito all'aeroporto di Tessèra, dove l'ULSS continua a praticare tamponi a coloro che arrivano da Paesi a rischio.
I vertici sanitari hanno fiducia soprattutto per l'andamento delle case di riposo, dove la situazione sta migliorando nonostante i picchi raggiunti in questi giorni da alcune realtà: dal massimo di 494 ospiti contagiati il 12 dicembre, si è scesi a 380 oggi. Più modesta la diminuzione dei positivi tra gli operatori, da 248 a 230.
Per quanto riguarda le scuole, le cifre sono destinate a diminuire con le vacanze: a oggi sono coinvolte 92 classi, dove 58 allievi sono positivi e così 36 docenti, oltre a 371 persone in isolamento. Sul fronte del lavoro, invece, il focolaio che si era sviluppato alla Fincantieri di Porto Marghera si è ridotto a poche unità, grazie anche alla collaborazione della comunità bengalese.
In tutto, a stamane, sono 9510 i positivi nel territorio dell'ULSS 3 Serenissima (152 ogni 10mila abitanti), con 443 ricoverati di cui 395 nei reparti non critici. La media, ancora preoccupante, è di 400 positivi al giorno nell'ultima settimana, con 30 ricoveri quotidiani e 15 dimissioni: in pratica, per un negativizzato che esce, due positivi entrano in ospedale. «Non lasciatevi andare», è il messaggio del direttore Dal Ben per le feste.

I GIARDINI REALI DI SAN MARCO DIVENTANO UNA BIBLIOTECA A CARATTERE SCIENTIFICO

Libri contro la crisi. Succede proprio dietro piazza San Marco, dove il polmone verde dei Giardini Reali diventa anche riserva di ossigeno per la mente grazie alla lettura. “Una raccolta di libri ai Giardini Reali” è l’iniziativa promossa da Venice Gardens Foundation per allestire una biblioteca nelle serre che contornano il Padiglione del Caffè, lì dove la Serenissima fece costruire un magazzino per le granaglie pubbliche, poi distrutto da Napoleone proprio per realizzare i Giardini Reali.

Dopo il restauro botanico e architettonico dell'intera area, la fondazione presieduta da Adele Re Rebaudengo -che gestisce in concessione gli spazi- mira a completare il recupero di un luogo entrato subito nel cuore dei veneziani. Il progetto bibliotecario è avviato, con le strutture in stile Liberty che hanno già iniziato a riempirsi di volumi e arredi appositi, ed entrerà a regime progressivamente nel 2021.
Il nucleo della collezione sarà dedicato alla natura e ai giardini: la Serra grande, The Human Garden, ospiterà libri e trattati di approfondimento di carattere scientifico, mentre la Serra piccola, nel lato est del parco, conterrà libri e riviste tematiche che potranno essere lette anche all’esterno, sulle panchine dei Giardini Reali.
L’iniziativa intende costituire un fondo librario relativo alla cultura europea del giardino, raccogliendo testi e documenti, e promuovendo la traduzione di volumi fondamentali nell’ambito naturalistico, anche in vista dell’istituzione di una scuola triennale di alta formazione per giardinieri del Patrimonio.

martedì 22 dicembre 2020

COMITATONE, DAL 2022 FUORI LE GRANDI NAVI DALLA LAGUNA? PER L'ARRIVO DI MERCI E PASSEGGERI IL FUTURO È NEI PORTI OFFSHORE

Le decisioni, pur provvisorie, prese ieri dal Comitatone riunitosi a distanza, in merito al luogo di arrivo delle grandi navi da crociera, aprono parecchie riflessioni per il futuro. Se per il 2021 la riunione ha deciso che questi ecomostri potranno entrare ancora in laguna, ormeggiando ai terminal TIV e VECON di Marghera e Fusina, dal 2022 l'indicazione è che le grandi navi passeggeri potranno sì fare rotta verso Venezia, ma fermandosi al di fuori della laguna. L'impegno è a rivalutare i dodici progetti offshore presentati nel tempo, dei quali quello griffato Duferco aveva già ottenuto la valutazione dell'impatto ambientale. L'assemblea ha visto il debutto di Cinzia Zincone quale nuova commissaria all'Autorità Portuale di Venezia, in sostituzione di Pino Musolino dirottato a Civitavecchia.
Sebbene le comunità del Cavallino e di Punta Sabbioni hanno già palesato la propria contrarietà a un tale esito, negli scorsi giorni è tornato a farsi vivo anche l'architetto Ferdinando de Simone, artefice di un piano che prevede la creazione di uno scalo esterno a 15 km dalle bocche di porto, valido sia per l'attracco delle navi da crociera che per quelle commerciali. Il tecnico, esperto in costruzioni sotterranee e ingegneria sismica, insiste nel fatto che il tunnel sia la soluzione per tenere assieme le esigenze ambientali e quelle economiche: con l'innalzamento del livello delle acque, complice il riscaldamento globale, entrare con scafi enormi in laguna sarà sempre più difficile.
A scongiurare il pericolo che i porti di Venezia e di Chioggia perdano progressivamente traffico, è arrivato alla fine del 2018 anche il lancio del progetto VGate, il terminal intermodale d'altura che potrebbe sorgere oltre 2 miglia al largo di Isolaverde: l'istanza ha superato la fase di scoping e attende la valutazione ambientale. L'iniziativa porterebbe alla ricezione dei container provenienti dalla Cina, considerato anche che lo stesso Mose limita l'ingresso delle navi nei porti interni alla laguna. Il consiglio comunale di Chioggia si era espresso in maniera negativa, paventando timori per il turismo balneare: ma di fronte a un'eventuale tunnel subacqueo (anziché viadotto) i pareri potrebbero mutare d'avviso.

NEL COMUNE DI VENEZIA 2591 POSITIVI AL COVID. SONO 237 I RICOVERATI VIRALI IN CITTÀ, PIÙ DI METÀ DI QUELLI DELL'INTERA ULSS 3

Comincia a trapelare qualche dato non aggregato relativo alla pandemia nel Comune di Venezia. Difficile per i veneziani conoscere i numeri dei contagi e dei decessi nei territori del capoluogo, nonostante l’ULSS 3 li fornisca quotidianamente all’amministrazione comunale: da Ca’ Farsetti, però, pur sollecitati dalle interrogazioni della minoranza in consiglio, ribadiscono che la comunicazione dei dati dell’emergenza spetta all’ULSS Serenissima. Così gli abitanti della città d’acqua e di terraferma devono accontentarsi dei dati aggregati riguardanti l’intero bacino coperto dall’ULSS, che conta 623mila abitanti.
Un breve spiraglio di trasparenza arriva da alcuni numeri pubblicati dal Gazzettino di oggi, 22 dicembre, in cui si rivela che nel Comune di Venezia, due giorni fa, risultavano 2591 residenti positivi al Covid-19, circa l’1% della popolazione. Per quanto riguarda i ricoveri, invece, tra malattie infettive, reparti Covid e di Terapia Intensiva, erano 237 le persone ospedalizzate che vivono tra la città d’acqua e la terraferma, a fronte di 429 ricoverati nell’intera ULSS 3: più del 50% dei malati negli ospedali arriva quindi da Venezia, Mestre, Marghera e Favaro.
Si abbassa anche l’età di chi deve ricorrere alla cure ospedaliere, con un 22enne ricoverato in gravi condizioni al Civile di Venezia e un 35enne nel principale nosocomio di Mestre. La pressione nei confronti delle strutture sanitarie è fortissima, in particolare proprio all’ospedale dell’Angelo, dove tre ricoverati per Covid in terapia intensiva su quattro non ce la fanno.
Dallo scorso marzo sono 251 le vittime legate al Covid-19 tra i residenti nel capoluogo, il 33.6% di quelle del bacino coperto dal’ULSS 3. In isolamento, invece, perché positivi o perché contatti di positivi, sono finiti 3488 abitanti tra laguna e terraferma, un quarto dei 12048 di tutto il territorio metropolitano.

lunedì 21 dicembre 2020

I GIORNALISTI PROTESTANO DAVANTI LA SEDE DELLA RAI CONTRO LE QUERELE "BAVAGLIO" MINACCIATE DA ALCUNI DIRIGENTI SANITARI

La libertà di informare ed essere informati anche, e soprattutto, in tempi di emergenza sanitaria. Si è tenuto questa mattina davanti a palazzo Labia, sede RAI di Venezia, un presidio giornalistico di solidarietà verso i cronisti veneti minacciati di querela in seguito ai loro reportage relativi all’andamento dell’epidemia di Covid-19 nella regione.

«Il nostro dovere non è la propaganda - denuncia il presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Giuseppe Giulietti - ma illustrare con serietà anche ciò che non funziona». Il riferimento è ai recenti episodi che hanno coinvolto il TGR della RAI del Veneto, il quotidiano cartaceo L’Arena e il quotidiano online OggiTreviso.
Le testate, e i loro giornalisti, hanno subito attacchi e pressioni per aver indagato riguardo la situazione delle morti nelle case di riposo a Verona, le condizioni difficilissime di lavoro negli ospedali e la situazione delle strutture sanitarie venete quasi al collasso, in particolare in quella di Montebelluna.
«Stanno crescendo le intimidazioni, le pressioni, le minacce, le richieste di bavaglio - continua Giulietti - e siccome contrastiamo il virus della malattia, noi non possiamo che contrastare il virus dei bavagli e delle censure». Con una situazione epidemiologica che in Veneto si fa sempre più complicata, il ruolo dei giornalisti diventa ancora più cruciale nel cercare e riportare fatti, anche scomodi, e notizie complementari o alternative a quelle fornite dai rappresentanti delle istituzioni.
Sistematicamente invece, denuncia la FNSI, per i cronisti che si discostano dalla narrazione ufficiale arrivano la minaccia di denuncia o l’annuncio mediatico di querela: «È insopportabile - commenta Monica Andolfatto, segretaria regionale del Sindacato dei Giornalisti del Veneto - che un rappresentante delle istituzioni (in questo caso il direttore generale dell’ULSS 2 trevigiana, Francesco Benazzi) utilizzi le conferenze stampa per randellare una testata “non allineata”: è un messaggio intimidatorio anche nei confronti di tutti gli altri giornalisti».

domenica 20 dicembre 2020

NELL'ANNO DELL'EPIDEMIA, I DUE LAZZARETTI VENEZIANI SONO UN MONITO STORICO-CULTURALE: IMPEGNO E CARATTERI IN UN VIDEO

Dall’archeologia della quarantena alla pandemia contemporanea, l’importanza dei Lazzaretti veneziani continua a rivestire un ruolo più che simbolico per comprendere la storia di Venezia e l’influenza che ebbe la Serenissima nell’adozione di protocolli sanitari ancor oggi in uso, seppure in maniera scientificamente aggiornata.

La Repubblica di Venezia fu, infatti, la prima a implementare una reale strategia di salute pubblica per il controllo delle malattie infettive, proprio attraverso l’istituzione del Lazzaretti, due isole minori della laguna dove isolare merci e marinai, potenzialmente infetti, provenienti da Oriente.
Ma il valore di questi luoghi non si limita al retaggio etimologico dei termini “lazzaretto” e “quarantena”, nati proprio qui e ora tornati drammaticamente in auge, o alla sperimentazione di un approccio “epidemiologico” ante litteram. Le due isole, il Lazzaretto Vecchio, istituito nel 1423 e quello Nuovo aggiuntosi nel 1468, raccontano una storia ben più articolata e complessa che inizia intorno all’anno Mille e arriva fino ai giorni nostri, guardando sempre al futuro.
Per fare il punto della situazione riguardo i Lazzaretti veneziani e i progetti in corso, i volontari delle associazioni Ekos Club e Archeoclub di Venezia hanno realizzato un cortometraggio raccogliendo immagini ed emozioni di un anno difficile, cominciato con l’acqua granda del novembre 2019 e continuato con chiusure forzate, interrotte solo brevemente dalle aperture alle visite di inizio autunno che hanno registrato il tutto esaurito. Allo stesso tempo, però, la visibilità mediatica internazionale dei lazzaretti non è mai stata così ampia: nell’anno della pandemia, sono in molti ad aver voluto scoprire il luogo in cui Venezia ha messo a sistema la quarantena, 500 anni fa.
Dalle trasmissioni RAI di Alberto Angela e Mario Tozzi, all’ultimo documentario del National Geographic “Venezia: il futuro del pianeta”, i Lazzaretti veneziani hanno conosciuto una nuova notorietà che ha contribuito a confermare l’importanza, anche per i veneziani e per la laguna, di questi luoghi e di tutte le persone, volontari e professionisti, che lavorano per rendere fruibile l’incredibile storia di queste isole. Le visite riprenderanno nella primavera 2021.

sabato 19 dicembre 2020

AZIONE POLITICA DELLA LEGA PER FAR OTTENERE UN ELICOTTERO ALLA POLIZIA DI STATO DI VENEZIA

Dopo l'interrogazione parlamentare delle deputate Ketty Fogliani e Giorgia Andreuzza, il consigliere regionale Marco Dolfin ha presentato una mozione volta a far assegnare un nuovo elicottero al X reparto Volo della Polizia di Stato di Venezia. Il sindacato FSP, in prima linea per risolvere tale questione, evidenzia come Venezia non possa passare in secondo piano rispetto ad altri reparti volo con minor competenza territoriale (Venezia copre l'intero Triveneto) e un territorio meno problematico da vigilare. A breve saranno consegnati due elicotteri a Milano e Firenze, la mozione intende quindi sensibilizzare all'adozione di un terzo elicottero con destinazione lagunare.