mercoledì 31 marzo 2021

NEXT GENERATION EU PER VENEZIA: PRO-WORKING E NUOVO POLO INDUSTRIALE A MURANO, IDEE CANTIERABILI DI TERRA E ACQUA

Il tempo stringe e Venezia si trova al bivio per impostare il proprio futuro. "Business as usual" o una nuova visione della città? Mentre il confronto pubblico a livello istituzionale latita, i gruppi consiliari di opposizione si organizzano per progettare assieme ipotesi concrete e cantierabili alternative, o complementari, a quelle della maggioranza.
In ballo ci sono i fondi europei del piano Next Generation EU, che porteranno in Italia 209 miliardi di euro: dai due ai quattro destinati a Venezia, secondo alcune stime. Sempre se le istanze verranno recepite e giudicate idonee, prima dal piano nazionale del governo italiano -che dovrà presentarle entro fine aprile a Bruxelles- e poi dalla Commissione Europea.
I primi due progetti realizzabili e finanziabili per Venezia arrivano dal gruppo di Terra e Acqua, riguardano la transizione digitale ed ecologica, e sono stati illustrati ieri in un partecipato incontro via web con la cittadinanza. Per entrambe le iniziative, il punto di partenza, come ha sottolineato l’ambasciatore e presidente dell’Ateneo Veneto Gianpaolo Scarante nell’aprire i lavori della riunione, è una visione diversa della città rispetto a quella attuale.
Il primo progetto, presentato da Roberto Ferrari, si inserisce nella missione "digitalizzazione e innovazione” e avanza la realizzazione di uno spazio di “pro-working”, un’evoluzione del co-working con più servizi a disposizione degli utenti, rivolto a microimprese, neolaureati, smart workers internazionali e start up. Un vero e proprio FabLab (un laboratorio di fabbricazione digitale) che potrebbe trovare spazio in luoghi strategici del Comune, di proprietà pubblica, come l’ex scuola De Amicis a Mestre, il Telecom Future Centre a Venezia o l’ex caserma Pepe al Lido.
La seconda idea, illustrata da Marco Zita della piattaforma Futura Murano, coniuga aspetti di equità sociale e "rivoluzione verde", e immagina di realizzare un polo produttivo unico del vetro a Murano, spostando 54 aziende negli spazi di Sacca Serenella per consentire la razionalizzazione degli spazi, dei consumi e delle emissioni nocive nell’ambiente. In questo modo poi sarebbe possibile canalizzare il calore non utilizzato dalle fornaci, quando non utilizzate, e dirottarlo col sistema del teleriscaldamento verso strutture energivore come l’ospedale Civile di Venezia (per una spesa di poco inferiore ai 4 milioni) o l’aeroporto Marco Polo (spesa 12 milioni).

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