«Giù i muri, riapriamo le scuole» è stato lo slogan alla base della manifestazione organizzata dal gruppo Mamme NoDad questa mattina davanti alla stazione Santa Lucia di Venezia. Un appuntamento autorizzato dalla Questura e pianificato attraverso il tam tam nei social network, come sempre più spesso accade.
Genitori e studenti si sono organizzati in cerchi concentrici, lungo una catena umana unita simbolicamente da magliette e indumenti dei bambini legati assieme, per rivendicare la necessità dei ragazzi di frequentare la scuola in presenza.
Al centro della protesta, infatti, il ritorno alla didattica a distanza che da lunedì scorso coinvolge 685mila studenti in Veneto. La preoccupazione dei genitori non riguarda solo gli studenti degli istituti superiori, che già da novembre sono costretti a fare i conti con la novità, ma anche per gli allievi delle scuole primarie, secondarie di primo grado e per l’infanzia che avevano sperimentato la didattica a distanza solo durante la prima ondata pandemica, e ora si ritrovano nuovamente impossibilitati a frequentare la scuola in presenza.
La protesta pacifica, apartitica e trasversale, svoltasi nel rispetto delle misure anti Covid con mascherine e distanza regolare tra i partecipanti, ha coinvolto molti genitori e studenti di ogni ordine e grado, intervenuti con cartelli colorati e disegni dei bambini pronti a chiedere il ritorno in classe. «Se la scuola è la vera responsabile dell’aumento dei contagi - dichiara una donna - allora Zaia ci faccia vedere i numeri».
La nutrita manifestazione segue di pochi giorni l’iniziativa analoga tenutasi domenica scorsa in piazza Ferretto a Mestre, e che aveva visto decine di genitori (riuniti dall’hashtag “#igenitorivenetinoncistannopiù”) impegnati in un flashmob contro la didattica a distanza al 100% sancita dal decreto del presidente Draghi quando ha destinato la regione Veneto alla zona rossa.
Nessun commento:
Posta un commento