C'è "un'isola" anche nella terraferma veneziana. Come accaduto a Burano e Pellestrina, i sanitari dell'ULSS 3 Serenissima nel giorno di Pasquetta vaccineranno tutti gli ospiti della comunità Don Vecchi di Mestre, Marghera, Campalto e Zelarino. «Si tratta di una realtà omogenea e a suo modo "chiusa" - spiega il direttore generale Edgardo Contato - e siamo pronti a portare il vaccino all'interno di questa "isola" abitata da qualche centinaio di persone fragili, in un contesto di vicinanza, per metterla in sicurezza. Ci affiancano in questo intervento i medici di base ai quali fanno riferimento i residenti elle strutture Don Vecchi, così che sia possibile vaccinare sia gli over 80, di competenza dell'ULSS, sia le persone tra i 70 e i 79 anni, affidate in questa fase della campagna vaccinale ai medici di medicina generale».
Le vaccinazioni verranno effettuate nelle strutture di viale Don Sturzo e in quelle di Marghera, Campalto e Zelarino, tutte ospitanti in gran parte persone anziane in diversa misura autosufficienti, ma anche persone in situazione meno felice. L'intervento riguarda nel complesso più di 250 persone: gli altri ospiti sono già stati vaccinati nelle scorse settimane, nel quadro della campagna vaccinale per classi di età progressive. Ottemperando alle indicazioni del servizio sanitario regionale, gli operatori dell'ULSS 3 Serenissima vaccineranno anche gli ospiti delle strutture al di sotto dei 70 anni -una ventina in tutto- che sono considerati conviventi nell'ambiente residenziale dei centri Don Vecchi.
Intanto oggi all'ospedale dell'Angelo di Mestre sono stati somministrati gli anticorpi monoclonali al primo paziente positivo nel territorio dell'ULSS veneziana: si tratta di un sintomatico di Martellago, non grave, con un fattore di rischio a causa delle preesistenti patologie. Fino a ieri, la terapia era stata riservata a pazienti affetti da Coronavirus già in carico agli ospedali. Per la prima volta, invece, un paziente contagiato dal Covid (su segnalazione del proprio medico curante) è stato prelevato a domicilio e trasportato all’hub dell’Angelo per effettuare la terapia, prima di rientrare all'abitazione con i mezzi di soccorso.
«Importante - nota il direttore Contato - diventa sia per il paziente che per gli ospedali evitare in questo modo, ove possibile, il ricovero. Aggredendo subito il virus, si risparmiano infatti sofferenze e spese al servizio sanitario nazionale. Ciò avviene grazie a queste particolari difese naturali, che vengono somministrate nel corpo del paziente e lo aiutano a combattere il Covid. Vengono riservate a pazienti sintomatici, con fattori di ulteriore rischio, trattati nell'arco temporale ristretto tra i 5 e i 10 giorni al massimo dalla comparsa dei primi sintomi». La cura degli anticorpi monoclonali dura circa due ore: una di somministrazione e l’altra di osservazione prima del rientro a domicilio.
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