Multati perché giocavano a pallone in campo Junghans alla Giudecca. È accaduto qualche giorno fa a un gruppo di ragazzini che, come da sempre accade in laguna, avevano scelto come terreno di gioco per le loro sfide calcistiche i masegni attorno all’ex fabbrica Junghans. A contattare la polizia locale sarebbero stati gli stessi residenti della zona in cerca di tranquillità pomeridiana, in un cortocircuito tra cittadini che testimonia il clima di tensione sociale che si respira a Venezia, e non solo a causa della pandemia.
L’episodio ha sollevato inevitabilmente numerose polemiche, fino ad arrivare a monte della questione: quel regolamento comunale e la delibera di giunta del 2019 con cui l’amministrazione ha vietato «nelle aree pubbliche o aperte al pubblico i giochi con la palla e ogni altro gioco, individuale o di gruppo», se non in quei luoghi -pochi, a Cannaregio per esempio sono solo sette- espressamente citati dalla delibera.
«Ma se un bambino - commenta la capogruppo del PD Monica Sambo - vuole giocare a pericolosissimi giochi come campanon, nascondino o "piera alta" nella calle o strada sotto casa sua o dei suoi amici, e non nei campi e nelle piazze ritenute idonee dalla giunta, cosa succede, arriva una multa?». Per l’assessora alla Sicurezza Silvana Tosi è una questione di “salvaguardia del turista”: «C’è chi crede che si possa giocare ovunque - dichiara incredibilmente Tosi - ma Venezia è una perla e i turisti non possono essere presi a pallonate, magari ai piedi del ponte di Rialto».
Nel frattempo l’associazione venessia.com ha invece lanciato una petizione che ha raccolto quasi 1500 firme in poche ore, a difesa dei giochi in campo: «In una città sempre più anziana - sostiene il gruppo - boicottare una caratteristica tipica e storica dell'essere comunità veneziana, il cui senso probabilmente si sta perdendo, pare proprio una cattiva idea».
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