Un mese per pagare 14mila euro, oltre ai 6000 di spese legali. Sono passati quasi 4 anni dalla manifestazione del 24 settembre 2017 nel canale della Giudecca, promossa dal comitato No Grandi Navi, ma le 7 ingiunzioni di pagamento sono arrivate dalla Capitaneria di Porto ad altrettanti giovani attivisti solo il 4 marzo scorso. Se le multe non verranno saldate, scatteranno i pignoramenti: così, a partire da oggi, il comitato ha avviato una raccolta di fondi attraverso la piattaforma produzionidalbasso.com.
I fatti risalgono alla partecipatissima manifestazione in questione, una protesta colorata e pacifica che aveva coinvolto centinaia di veneziani e non solo. Quel giorno, alle numerose esibizioni musicali sopra un palco galleggiante e al concentramento dei residenti lungo la riva delle Zattere, si era aggiunto il consueto corteo acqueo di barchini, alcuni noleggiati per l’occasione, e di imbarcazioni tipiche veneziane. Proprio chi era alla guida di quei barchini a nolo è stato raggiunto dall’ingiunzione di pagamento.
I sette manifestanti chiamati in causa - Tommaso Cacciari, Matteo Beacco, Alessandro Dus, Claudio Rossetto, Tommaso Sartori, Giulio Grillo e Pasquale Ambrosio - sono accusati di aver «intralciato il regolare e sicuro svolgimento della navigazione all'interno del canale della Giudecca, violazione consumata nonostante gli espressi ordini di alt imposti da equipaggi delle forze dell'ordine, provocando un incidente ai danni di un'imbarcazione della Polizia di Stato».
Quella domenica tre grandi navi da crociera erano state costrette a ritardare la propria partenza, rimanendo entro la Marittima fino alle ore 21. Quando il primo gigante del mare, la MSC Musica, ha lasciato la banchina col favore del buio, alcuni barchini degli attivisti si eano avvicinati alla nave lanciando fumogeni tra le onde, circondati dalle imbarcazioni delle forze dell’ordine.
«È stato scelto di colpire la parte più giovane del comitato - dichiarano i No Grandi Navi nella pagina del crowdfunding - ovvero quella più generosa e attiva, ma al contempo quella più precaria e finanziariamente fragile». Nel frattempo l’ingiunzione è già stata impugnata dagli avvocati Maria Salzer e Angelo Pozzan, gli stessi che avevano vinto il ricorso per i tuffi in canale durante la prima manifestazione nel 2012.
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