C’è una città da ricostruire, un futuro da ripensare e nuove generazioni da rimettere in contatto con la natura e l’anima stessa di Venezia. È affidata a una lettera aperta alla città, e a chi la amministra, la visione di Saverio Pastor attraverso la quale il decano dei remeri veneziani prova a indicare ai giovani una via alternativa alla Venezia dei campi e delle fondamente affollate per gli aperitivi.
«La voga - riflette Pastor - è il vero, primordiale, modo di vivere la città». E le remiere sono il luogo di elezione non solo per imparare e praticare uno sport consentito anche dai provvedimenti anti Covid, ma anche per «offrire ai giovani nuove opportunità di vivere la dimensione acquatica della città».
In laguna non mancano le realtà giovanili che hanno preso a cuore l’eredità e le tradizioni dell’isola e si preoccupano di costruire un futuro sostenibile per Venezia. E gli affollamenti alcolici della città d’acqua negli ultimi fine settimana, peraltro riconducibili a un forte afflusso di ragazzi da tutto il Veneto, restituiscono solo un’immagine parziale dei giovani dell’isola.
«Le remiere - continua il maestro del remo - in prospettiva potrebbero offrirsi quale punto di riferimento del territorio: quel centro sociale che, passata la pandemia, potrà riunire giovani e anziani attorno al progetto di vivificazione della laguna e verso una nuova mobilità sostenibile».
Sono già in molti, tra i pochi rimasti a Venezia, i ragazzi che praticano la voga a livello dilettantistico e agonistico, e sempre di più quelli che stanno riscoprendo il «vivere e lavorare sull’acqua». Per una visione diversa della città, però, c’è bisogno della collaborazione di tutti, dalle remiere agli istituti scolastici, dal Comune al Provveditorato.
«Più voga e meno spritz, insomma - conclude Pastor - dovrebbe essere l’indicazione e la spinta che anche l’amministrazione potrebbe dare, incentivando di più e in ogni modo la vita sull’acqua».
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