Proseguono i lavori di restauro di Ca’ da Mosto, il più antico palazzo affacciato sul Canal Grande. Se la nuova destinazione d’uso è nota -diventerà, come quasi tutti gli edifici di pregio della città, un hotel di lusso- la sorpresa per i cittadini arriva dalla “privatizzazione” anche del sotopòrtego e di parte della corte del Leon Bianco, che danno accesso al palazzo.
Il Comune di Venezia ha infatti dato in concessione d'uso per cinquant'anni alla società immobiliare Noah di Mestre, che si sta occupando anche del restauro di Ca’ da Mosto e del contiguo palazzo Dolfin, il sotopòrtego Leon Bianco e l'area circostante, per un canone di 5300 euro l’anno. Una cifra simbolica, considerando che la proprietà trasformerà la suggestiva corte in uno spazio espositivo e commerciale riservato ai clienti del nuovo hotel, ma aperto anche al pubblico.
In cambio della concessione, Noah si farà carico di tutti gli interventi di restauro per rendere sotopòrtego e campiello nuovamente praticabili, dopo anni di degrado, per una spesa prevista di poco meno di 1.2 milioni. Un accordo a totale vantaggio della società immobiliare che, evidentemente, avrebbe in ogni caso dovuto provvedere al restauro dell’area per evitare un ingresso fatiscente al nuovo albergo extralusso.
All’origine dell'accordo, la bocciatura -da parte della commissione regionale per il patrimonio culturale del Veneto- della richiesta di autorizzazione alla vendita del sottoportico e di parte del sedime viario (142 metri quadri vincolati) alla stessa Noah, vendita inserita dal Comune nel piano delle alienazioni 2018-2020, per una cifra che si aggira attorno a 300mila euro. Ora, attraverso l’espediente della concessione, l’amministrazione comunale certifica di fatto la cessione a un privato di un angolo di città, che prima era ad uso pubblico.
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