La Venezia piegata dalla pandemia si affida ancora una volta al mito. Cadono infatti oggi, tra i silenzi di un’isola spopolata e immobile, i 1600 anni dalla leggendaria fondazione della città marciana: una data controversa, secondo i più eminenti studiosi veneziani, quella della nascita avvenuta il 25 marzo del 421 dopo Cristo, tanto storicamente “falsa” quanto simbolicamente in linea con l’abilità della Serenissima di alimentare nei secoli la propria stessa immagine mitologica.
Le celebrazioni sono cominciate stamane alle 11, con la messa officiata dal patriarca Francesco Moraglia all’interno della Basilica di San Marco, mentre alle ore 16 tutte le campane della città suoneranno a distesa in un tappeto musicale che, almeno per qualche minuto, chiamerà a raccolta l’orgoglio dei pochi veneziani rimasti nell’isola.
Il programma dei festeggiamenti si trasferirà poi nell’etere a partire dalle 18.30, quando Rai Due trasmetterà uno speciale tributo a Venezia, aperto dal saluto del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in cui l’attore Alessio Boni accompagnerà gli spettatori attraverso immagini e storie della città sulle note liriche provenienti dalla sala grande del Teatro La Fenice.
Le celebrazioni, che già avevano avuto un discusso prologo con un concerto organizzato in piazza San Marco lo scorso settembre, proseguiranno per tutto il 2021, inevitabilmente condizionate dalle restrizioni legate all’emergenza sanitaria che, ci si augura, saranno via via allentate durante il corso dell’anno.
Per il momento, gli eventi e le manifestazioni collegate al “compleanno” di Venezia, sono quelle già normalmente inserite nella programmazione lagunare, dalla festa della Sensa alla Biennale Architettura, dal salone nautico alla Mostra del Cinema: ma il comitato scientifico di indirizzo creato ad hoc, composto da un gruppo eterogeneo di personalità istituzionali e culturali, si riserva di valutare iniziative e progetti che potranno essere avanzati attraverso il portale www.1600.venezia.it, senza però godere di finanziamenti dedicati, ma solo del patrocinio.
In una città in piena crisi d’identità, il ricorso al mito suona come un’àncora di salvezza in tempi bui: «Venezia è stata bravissima - commenta il docente emerito di Storia Medievale a Ca’ Foscari Gherardo Ortalli - soprattutto nel costruire la sua immagine, a partire dal suo passato, facendolo un poco per volta, con un’abilità unica al mondo come nessuna altra città o cultura ha fatto». "Pax tibi marketing" dunque, come suggerisce sagacemente lo scrittore Pieralvise Zorzi nell’incipit del suo volume “Storia spregiudicata di Venezia”, riprendendo l’invocazione incisa sulle pagine del Vangelo, sopra il quale posa la zampa il Leone alato, simbolo della Repubblica Serenissima. E buon non compleanno.
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