L’utilizzo del taser da parte della polizia locale di Venezia approda alle commissioni consiliari. Per valutare l’impatto della pistola elettrica (la cui adozione sperimentale era stata annunciata alcune settimane fa) nella sicurezza urbana del capoluogo, si sono infatti ieri riunite congiuntamente la II e la IX commissione, confermando l’ennesima radicale spaccatura tra maggioranza e opposizioni. «Mi vergogno del primato veneziano nella sperimentazione - ha dichiarato Giovanni Andrea Martini, consigliere di Tutta la Città Insieme - e di come venga sorvolata la pericolosità oggettiva dell'uso di quest’arma».
Radicalmente opposta la versione della maggioranza: «È la scelta pratica di chi parla di sicurezza attuandola - commenta l'onorevole Alex Bazzaro (Lega) - non di chi pensa alla figura del poliziotto come fine a se stessa. Tra guardie e ladri, stiamo con le guardie. Il mondo in cui viviamo non è il fantabosco». A cercare di chiarire le questioni più tecniche è intervenuto il comandante della polizia locale Marco Agostini: «Il taser - spiega - ha un effetto dissuasivo importante.
Ci sono alcuni rischi, soprattutto se il soggetto è in luoghi pericolosi. Il protocollo cerca di prevenirli, non sarà quindi possibile utilizzarlo sopra scale e ponti né contro donne incinte, soggetti psicolabili e con difficoltà motorie». Ma i dubbi dei consiglieri di opposizione permangono. «Di morti il taser ne ha prodotti - sostiene Paolo Ticozzi (PD) - soprattutto tra i cardiopatici, in chi ha assunto droghe o alcool, o semplicemente ha compiuto uno sforzo fisico ad esempio nella fuga».
La procedura d’ingaggio prevede tre alt prima dell’uso e, se l’aggressore la richiede, gli sarà prestata assistenza medica. L’addestramento dei 20 agenti che saranno coinvolti nella prova sul campo dell’arma a batterie è già cominciato, mentre da giugno partirà la sperimentazione di sei mesi, al termine della quale il consiglio comunale sarà chiamato a esprimersi nel merito dell’adozione definitiva dei dispositivi.
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