La mancanza del turismo sta sfaldando i tessuti economici di città che, come Venezia e Treviso, vivono del settore, straziato al pari di altri dalla pandemia. Aziende che di turismo si sostengono, a causa delle restrizioni, si sono trovate prive di utenza e degli introiti che da questa erano apportati. Per salvare bilanci tragici, in questo periodo di difficoltà, alcune imprese hanno deciso di prendere provvedimenti unilaterali, tenendo conto delle proprie esigenze e passando apparentemente sopra alle aspettative dei lavoratori.
È il caso della società Triveneto Sicurezza, controllata da SAVE, che ha deciso di tagliare l’accordo integrativo contrattuale, pari al 25% del salario dei dipendenti. Si tratta di 400 addetti con contratto a tempo indeterminato, e di oltre un centinaio con contratto stagionale: di questi la metà sono donne, e svolgono attività di particolare importanza negli aeroporti di Venezia e di Treviso, legate anche alle procedure antiterrorismo.
In aggiunta, l’azienda non ha voluto erogare ai dipendenti il supplemento economico previsto, che avrebbe permesso agli operatori di percepire l’80% della retribuzione precedente la crisi pandemica, e deciso inoltre di non anticipare le somme per l’INPS, dimostrando così nessuna attenzione e tutela nei confronti di dipendenti che, proprio ora, necessiterebbero di maggior sostegno e solidarietà.
Secondo Monica Sambo e Stefano Pelloni, capigruppo del Partito Democratico rispettivamente a Venezia e Treviso, è «inaccettabile e inqualificabile far ricadere le colpe e le responsabilità della crisi economica in capo a lavoratrici e lavoratori. Considerando anche che, a quanto riferito dai sindacati, nessun taglio sembra sia stato operato agli stipendi dei dirigenti del gruppo». Il PD veneziano ha anche chiesto la convocazione di una seduta della commissione consiliare competente. Proprio in questi giorni, peraltro, all’aeroporto Canova di Treviso sono stati promessi importanti investimenti da parte del governo.
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