venerdì 2 aprile 2021

IL COMUNE DI VENEZIA LASCIA A CASA 55 EDUCATRICI PRECARIE NONOSTANTE LE DISPOSIZIONI MINISTERIALI. NIDI E SCUOLE DELL’INFANZIA IN AFFANNO

Educatrici sì, ma a singhiozzo. Sono 55 le insegnanti dei nidi e delle scuole dell’infanzia comunali il cui contratto a tempo determinato è stato risolto bruscamente a causa della classificazione in zona rossa del Veneto e della chiusura delle scuole. Erano state assunte per provare a far fronte alle richieste di personale imposte dalla pandemia, ma ora si ritrovano di nuovo a casa senza stipendio. 


Un “licenziamento” possibile grazie all’inserimento nei contratti della “clausola Covid” che contempla, come conferma l’assessora al Personale Laura Besio, «la risoluzione automatica dello stesso al venir meno della necessità che ne ha richiesto la stipula». Una versione contraddetta però dallo stesso Ministero dell’Istruzione che, già a novembre, disponeva che i contratti sottoscritti, cosiddetti “posti Covid-19”, non devono essere risolti, né nel caso dei docenti né in quello degli ATA. 
Nell’articolo 231-bis del decreto-legge n. 34 del 2020 si legge infatti che «in caso di sospensione delle attività didattiche in presenza a seguito dell’emergenza epidemiologica, il personale assicura le prestazioni con le modalità del lavoro agile», ad esempio, in questo caso, attraverso i LEAD (legami educativi a distanza).



Di più educatrici e personale però, i nidi e le scuole dell’infanzia comunali di Venezia sembrano avere da tempo una necessità strutturale. Ne è sicura Monica Sambo che dallo scorso ottobre denuncia le carenze di personale nelle strutture scolastiche del Comune: «Prendiamo atto ancora una volta - commenta la capogruppo PD - del totale disinvestimento del Comune sulle scuole e dello spregio nei confronti di chi lavora nelle scuole comunali che ha ovvie ripercussioni dirette anche su i bambini». 



Mentre in Consiglio comunale Sambo deposita un’interrogazione sostenuta da tutte le forze di opposizione, i sindacati criticano duramente la decisione dell’amministrazione comunale: «Una scelta - dichiara Daniele Giordano, segretario generale FP Cgil Venezia - che ha umiliato queste lavoratrici per risparmiare qualche centinaio di euro sulla loro pelle e quella dei bambini. È bene che le famiglie del Comune sappiano quanto sta avvenendo». 

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