Un’assemblea pubblica per comprendere quale sarà il futuro dell’ospedale Civile di Venezia e dei servizi socio-sanitari del territorio. Questa mattina associazioni, tra le quali Venessia.com e Movimento per la Difesa della Sanità Pubblica Veneziana, cittadini e alcuni rappresentanti delle istituzioni locali si sono incontrati in campo San Giovanni e Paolo per riportare l’attenzione attorno al tema quantomai attuale della riduzione dei servizi sanitari, in laguna sempre più a rischio persino nelle funzioni basilari.
All’origine della questione c’è, ancora una volta, lo spopolamento della città d’acqua. Con la popolazione dell’isola scesa sotto la soglia dei 51mila abitanti, secondo le associazioni investire nell’ospedale Civile di Venezia è sempre meno “conveniente” per l’ULSS 3. Di qui la tendenza, ormai di lungo periodo, a eliminare gradualmente i reparti in favore di ambulatori che fanno riferimento all’ospedale all’Angelo, di contare più primari a “scavalco” -cioè sia a Mestre che a Venezia- ovvero 18, che non impiegati a tempo pieno in laguna (11) e una lunga serie di tagli, dai posti letto scesi da oltre 400 a 310 in pochi anni, al numero dei medici, la maggioranza dei quali pendolari dalla terraferma, con tutti i problemi logistici che ne conseguono.
«Vogliamo che si possa rendere attrattivo lavorare qui», dichiara Salvatore Lihard del Movimento per la Sanità Pubblica Veneziana. Gli fa eco Bruno Malagutti, presidente del Centro per i Diritti del Malato: «Perché un medico giovane dovrebbe venire a lavorare a Venezia? Quali prospettive professionali, quali stimoli può offrire quello che sta diventando un “ospedaletto” senza specializzazioni?». Nel frattempo la città storica perde circa tre residenti al giorno, e la sfida per invertire la tendenza è sempre più difficile. «Se questa città non offre una serie di servizi, inclusa la sanità, non se ne esce», chiosa il presidente della Municipalità di Venezia, Marco Borghi.
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