I Musei Civici Veneziani rimarranno chiusi fino al 1° aprile, anche qualora l’autorità centrale confermasse la possibilità di riaprire le porte della cultura il 15 gennaio. Lo ha deciso il consiglio d'amministrazione della Fondazione, nonostante gli oltre 7 milioni di euro stanziati dal governo per sanare il buco di bilancio creatosi per l’assenza di turisti. Una doccia fredda per le istituzioni culturali del capoluogo, già in profonda crisi, e per i dipendenti dei Musei costretti da mesi alla cassa integrazione.
«Una decisione grave e incomprensibile - commentano i delegati sindacali della Funzione Pubblica di CGIL e UIL, Daniele Giordano e Mario Ragno - che pregiudica la capacità stessa di ripresa delle attività della Fondazione». Una chiusura preventiva e prolungata che stupisce, visti i recenti annunci di un ricco programma di iniziative per il 2021 da parte dei vertici della Fondazione, ma che conferma invece una visione dei Musei Civici ad appannaggio esclusivo del turismo di massa.
Perplessa anche la consigliera del PD Monica Sambo: «Durante la commissione Cultura di dicembre, era stata proprio Mariacristina Gribaudi, presidente della Fondazione, a dichiarare che i Musei erano pronti a ripartire, anche subito». E invece, a quanto pare, il sistema museale veneziano rimarrà al palo senza nemmeno tentare un'offerta alternativa, magari dedicata alla città e ai suoi abitanti.
«Hanno ricevuto soldi dallo Stato - continuano i rappresentanti sindacali - ma ora vogliono fare cassa sulla pelle dei lavoratori. Grazie a quel denaro pubblico la Fondazione ha prodotto un utile di 2 milioni, incrementando il proprio patrimonio che oggi si attesta a circa 9 milioni disponibili». Mentre tutte le energie e i finanziamenti del Comune si concentrano sul prossimo Salone Nautico, il sistema culturale veneziano vive uno dei suoi momenti più bui.
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