lunedì 21 dicembre 2020

I GIORNALISTI PROTESTANO DAVANTI LA SEDE DELLA RAI CONTRO LE QUERELE "BAVAGLIO" MINACCIATE DA ALCUNI DIRIGENTI SANITARI

La libertà di informare ed essere informati anche, e soprattutto, in tempi di emergenza sanitaria. Si è tenuto questa mattina davanti a palazzo Labia, sede RAI di Venezia, un presidio giornalistico di solidarietà verso i cronisti veneti minacciati di querela in seguito ai loro reportage relativi all’andamento dell’epidemia di Covid-19 nella regione.

«Il nostro dovere non è la propaganda - denuncia il presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Giuseppe Giulietti - ma illustrare con serietà anche ciò che non funziona». Il riferimento è ai recenti episodi che hanno coinvolto il TGR della RAI del Veneto, il quotidiano cartaceo L’Arena e il quotidiano online OggiTreviso.
Le testate, e i loro giornalisti, hanno subito attacchi e pressioni per aver indagato riguardo la situazione delle morti nelle case di riposo a Verona, le condizioni difficilissime di lavoro negli ospedali e la situazione delle strutture sanitarie venete quasi al collasso, in particolare in quella di Montebelluna.
«Stanno crescendo le intimidazioni, le pressioni, le minacce, le richieste di bavaglio - continua Giulietti - e siccome contrastiamo il virus della malattia, noi non possiamo che contrastare il virus dei bavagli e delle censure». Con una situazione epidemiologica che in Veneto si fa sempre più complicata, il ruolo dei giornalisti diventa ancora più cruciale nel cercare e riportare fatti, anche scomodi, e notizie complementari o alternative a quelle fornite dai rappresentanti delle istituzioni.
Sistematicamente invece, denuncia la FNSI, per i cronisti che si discostano dalla narrazione ufficiale arrivano la minaccia di denuncia o l’annuncio mediatico di querela: «È insopportabile - commenta Monica Andolfatto, segretaria regionale del Sindacato dei Giornalisti del Veneto - che un rappresentante delle istituzioni (in questo caso il direttore generale dell’ULSS 2 trevigiana, Francesco Benazzi) utilizzi le conferenze stampa per randellare una testata “non allineata”: è un messaggio intimidatorio anche nei confronti di tutti gli altri giornalisti».

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