La luna di miele tra i veneziani e il MOSE è già finita. Sono bastati due mesi per mettere in evidenza le criticità del sistema di dighe mobili (già note da tempo) e le inadeguate procedure decisionali che sovrintendono al suo funzionamento. L’illusione dei residenti in laguna, di essere al riparo almeno dalle acque alte più pericolose, è svanita ieri, 8 dicembre, quando una previsione di una marea massima di 125 centimetri si è trasformata in poche ore nel potenziale picco di 145 centimetri, ovvero acqua alta straordinaria: per fortuna fermandosi poi a 138.
Furiosi i veneziani che avevano accolto molto positivamente la messa in funzione del MOSE attesa per decenni, seppur in modalità provvisoria. Dopo la “prima volta” del 3 ottobre, quando le paratoie gialle hanno dimostrato che separare il mare dalla laguna era possibile, i residenti ai piani terra e i commercianti delle aree più basse dell’isola pensavano di non dover più correre contro il tempo per salvare mobili e merci dall’acqua alta.
Non è andata così ieri, quando i forti venti di bora e lo scirocco proveniente dalla costa croata hanno fatto aumentare velocemente la marea, mentre lo spettro dell’Aqua Granda del 12 novembre 2019 aleggiava tra i veneziani sulle note delle sirene di allertamento, entrate in funzione ripetutamente nella tarda mattinata per segnalare l’inatteso e repentino incremento del livello del mare.
«Mi dispiace», ha dichiarato la Provveditrice alle Opere Pubbliche del Triveneto, Cinzia Zincone, la quale assieme alla commissaria del MOSE Elisabetta Spitz ha deciso di non alzare le dighe. «Ma non potevo fare diversamente - continua Zincone - poiché le previsioni non destavano preoccupazione, e le paratoie entrano in funzione solo quando superano 130 centimetri».
Da tutti i fronti, soprattutto attraverso i social network, sono state mosse invettive e anche insulti nei confronti della Provveditrice, che però si è solo attenuta al protocollo, mentre il sindaco Luigi Brugnaro rivendica in capo al primo cittadino l'autorità di alzare o meno le barriere. Si tratta della stessa figura istituzionale che ieri alle 11.30 twittava: «Tra le 13 e le 14 dovrebbe abbassarsi il vento, forse più tardi addirittura potremmo calare la quota prevista», e quindi è lecito pensare che avrebbe agito allo stesso modo.
I timori, per Venezia e i veneziani, sono molti: a partire dal protocollo di innalzamento delle paratoie, che è ancora inadeguato, con squadre di tecnici sotto stress per i continui sollevamenti. Le incognite previsionali necessiterebbero di risposte rapidissime che il MOSE e le diverse realtà coinvolte nelle procedure non possono dare. Ma preoccupa anche la difficile convivenza tra salvaguardia della laguna e attività portuale, con maree straordinarie che si susseguono con sempre maggiore frequenza e l’inesorabile necessità di veder chiudere le bocche di porto sempre più spesso e sempre più a lungo.
e diciamola quale è la verità che nessuno dice:
RispondiEliminanon si è potuto sollevare il MOSE perché tecnici e operatori erano tutti fuori per il ponte dell’Immacolata !
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