giovedì 3 dicembre 2020

IN CANAL GRANDE LE PROVE DEL VAPORETTO IBRIDO DI ALILAGUNA: MA IL FOSSILE RISCHIA DI ESSERE GIÀ SUPERATO

La sperimentazione "sul campo" del vaporetto ibrido di Alilaguna a Venezia è partita. Lo scafo torna a solcare le acque lagunari con una nuova motorizzazione diesel-elettrica, presentata al Salone Nautico l’anno scorso: si chiama “Liuto” (Low Impact Urban Transport water Omnibus) ed è una vecchia conoscenza in laguna, dal momento che la sua realizzazione risale addirittura agli anni Novanta, nell’ambito di un progetto europeo per la costruzione di un vaporetto innovativo.
In questi giorni Liuto è impegnato lungo la Linea 1 di ACTV tra piazzale Roma e San Marco Vallaresso, allo scopo di testare il battello in un percorso con molte fermate e dodici corse giornaliere, sei in andata (9.03, 10, 39, 12,15, 13.51, 15.27 e 17.03) e sei in ritorno (9.47, 11.23, 12.59, 14.35, 16.11, 17.47). La scorsa estate, lo stesso vaporetto era stato impiegato nella linea Burano-Torcello, seguendo le orme di “Scossa”, natante di dimensioni più ridotte ma con lo stesso sistema propulsivo, realizzato nel 2017 da Alilaguna, sempre in collaborazione con il partner storico Cantieri Vizianello.
Un prototipo che intende abbattere le emissioni inquinanti, in particolare nel trafficato Canal Grande, attraverso un generatore diesel a basso consumo utilizzato per la ricarica delle batterie che alimentano il motore elettrico del vaporetto. Una navigazione meno inquinante e più silenziosa, che però in laguna rimane ancora sperimentale, mentre in tutta Europa la navigazione green procede speditamente. Colpa dei ritardi legislativi italiani sull’omologazione dei motori elettrici, ma anche di investimenti estemporanei e poco lungimiranti nella città d'acqua.

Liuto e i suoi possibili epigoni, infatti, rischiano di nascere già “vecchi”: in un mondo orientato verso la decarbonizzazione, con all’orizzonte il piano miliardario Next Generation EU, affidarsi ancora alla (seppur parziale) combustione fossile dei motori ibridi anziché che al Full Electric rischia di rivelarsi una scelta di corto respiro e scarsa visione.

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