Anche Venezia ha il suo albero di Natale. Dopo l’accensione in pompa magna delle luminarie di piazza Ferretto e nelle principali piazze della terraferma una settimana fa, ieri tra vento e pioggia è stata inaugurata a San Marco l’installazione digitale dell’artista Fabrizio Plessi. Nove tonnellate di acciaio, 10 metri di altezza e 80 monitor led compongono l’imponente abete del terzo millennio, che ha suscitato divisioni e polemiche fin da quando sono state diffuse le prime immagini virtuali del progetto.
Social network scatenati: le critiche non riguardano solo il valore dell’opera -in questo caso, ogni opinione è lecita- ma anche i costi dell’installazione in un periodo così difficile per la città. L’albero digitale è in parte sponsorizzato, assieme alle altre luminarie di San Marco, con oltre 120mila euro da assicurazioni Generali e Vela, che ha utilizzato i proventi dell’affitto della piazza a Sony per lo spot della PlayStation 5.
L’artista, veneziano d’adozione, taglia corto sulle polemiche: «Il digitale e tutto quello che è contemporaneo - spiega Plessi - è importantissimo per le nostre vite. Ogni schermo ha una linea di direzione diversa dalle altre, eppure tutti convivono perfettamente, per cui potremmo dire che è un’opera altamente tollerante».
Mentre i flussi dorati scorrono in loop sulle fronde metalliche dell’albero di Natale digitale, più di qualcuno solleva anche il dubbio dell’opportunità di concedere il “monopolio" artistico della piazza marciana a Fabrizio Plessi, un artista di riconosciuto valore che già espone l’installazione "L’età dell’oro" alle finestre del Museo Correr, ma non certo l’unico artista in città.
All’inaugurazione non era presente il sindaco Luigi Brugnaro, ma è stato un poker di assessori, con il vicesindaco Tomaello, Venturini, Mar e Costalonga, ad accendere simbolicamente il “Natale di Luce” anche nella città d’acqua. «Venezia merita una platea mondiale - dichiara l’assessore al Commercio, Sebastiano Costalonga - il messaggio che stiamo mandando è che Venezia è viva».
È forse proprio questo a non essere andato giù a molti veneziani: l’installazione natalizia a San Marco rischia di avere il sapore di un’operazione di marketing rivolta a un pubblico internazionale, non agli sconfortati residenti che, sull’isola, vivono anche durante la pandemia. Oggi si replica con il via alle proiezioni “narranti” sul ponte di Rialto: un’altra polemica è dietro l’angolo.
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