«Giù le mani dai Tre Oci». Torna attuale lo slogan che a maggio imperversava nel web, non appena si diffusero le voci di una possibile vendita della “casa della fotografia” veneziana per risanare il bilancio in rosso del museo M9 di Mestre. Ma quella che in primavera sembrava una boutade, oggi è cosa certa, secondo le indiscrezioni pubblicate dai quotidiani locali.
In ballo non ci sarebbe solo il futuro della Casa dei Tre Oci, ma anche quello stesso della Fondazione di Venezia che possiede il palazzo ubicato alla Giudecca e che, con il 30% di un patrimonio di oltre 400 milioni di euro impegnato in immobili giudicati improduttivi, non riesce più ad assolvere alle sue funzioni di erogatore di fondi per progetti al servizio del territorio e della cittadinanza.
È lo stesso consiglio guidato da Michele Bugliesi, neo presidente della Fondazione, a riprendere la strada delle alienazioni già tracciata a maggio dal consulente immobiliare Tommaso Santini: un percorso di cessioni immobiliari che causò la levata di scudi dei cittadini veneziani e la curiosa solidarietà del sindaco Luigi Brugnaro -non estraneo alle vendite di immobili del Comune per fare cassa, come nel caso di palazzo Donà e palazzo Poerio Papadopoli- il quale dichiarò: «La Casa dei Tre Oci non si tocca. Non è vendendo il patrimonio che si sistemano i bilanci».
Ma ormai la strada sembra segnata, con il progetto di rilancio dell’M9 che (anche con la nuova governance) continua a drenare risorse alla Fondazione di Venezia, con buona pace dei residenti della città d’acqua che vedranno cedere uno dei gioielli locali, si spera non a qualche immobiliarista venuto da lontano per realizzare l’ennesimo albergo di lusso.
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