Lavoratrici e lavoratori del settore turistico-alberghiero veneziano si sono ritrovati questa mattina davanti alla sede della Regione Veneto nel piazzale antistante la stazione di Santa Lucia, per chiedere sostegni economici diretti ed equi ammortizzatori sociali fino alla ripresa del lavoro. «Non si può vivere con 300 euro al mese» recita lo striscione apposto dagli organizzatori della protesta sulla facciata del palazzo della Regione, mentre il delegato sindacale di ADL COBAS Sergio Zulian e due rappresentanti dei lavoratori in difficoltà attendevano di essere ricevuti dal dirigente regionale preposto.
Quello turistico è uno dei settori più colpiti dall’emergenza sanitaria tutt’ora in corso, in modo particolare nelle città d’arte e soprattutto a Venezia dove la monocultura turistica ha impedito al tessuto economico locale di appoggiarsi a fonti di reddito alternative. Un vulnus che si riflette in primo luogo sulle migliaia di lavoratori del settore, molti dei quali precari o stagionali, che da un giorno all’altro si sono trovati a vivere con le poche centinaia di euro ricevute attraverso il fondo d’integrazione salariale o la cassa integrazione.
Ma il tema sollevato da ADL COBAS è più profondo e radicato nel sistema turistico-ricettivo veneziano: «È vero che c’è la crisi - denuncia Zulian - ma è anche vero che per tanti anni c’è chi ha guadagnato montagne di soldi con l’affare del turismo». L’Associazione Diritti dei Lavoratori parla di una «giungla» veneziana nel comparto turistico, dove il lavoro precario, a chiamata, in nero e persino a cottimo non sono realtà marginali, così come i subappalti dei servizi di cameriere ai piani e di facchinaggio affidati a cooperative poco trasparenti.
«I mali di questo comparto - conclude il delegato sindacale - stanno scoppiando tutti assieme. È importante che tutti coloro che stanno pagando questa crisi non abbiano paura di farsi vedere». Nel frattempo, i rappresentanti degli uffici regionali sembrano aver riconosciuto le istanze dei lavoratori impegnandosi a trovare una soluzione. Per le lavoratrici e i lavoratori veneziani del turismo, però, il tempo stringe.
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