L'ingegner Giovanni Cecconi, per anni nella control room del sistema Mose, interviene ancora una volta per commentare un articolo apparso oggi nel quotidiano La Nuova Venezia in edicola, a firma di Alberto Vitucci, il quale riporta le osservazioni degli ingegneri Vincenzo di Tella, Paolo Vielmo e Gaetano Sebastiani, che sostengono come le paratoie non siano mai state collaudate in condizioni meteorologiche estreme.
I tre tecnici sono stati artefici, circa quindici anni fa, di un progetto definito "paratoie a gravità", portato all'attenzione dell'allora governo Prodi e poi bocciato: «Non sono mai state portate alternative serie a confronto del Mose - commenta Cecconi - anzi, si è sempre trattato di ipotesi ingenue e superficiali, rispetto a un'idea studiata per vent'anni. Così il governo ha proceduto col piano iniziato nel 2003».
L'ingegner Cecconi ricorda che il vincolo dell'invisibilità delle barriere era stato voluto dalla Soprintendenza: «Il Mose è stato costruito con tutti i crismi matematici, i modelli in scala, le prove con mare mosso o meno, già attivato venti volte.
L'opera non ha problemi di stabilità, né di risonanza, ma c'è chi continua a pubblicare il parere di due persone che avevano interesse a passare alla storia in quanto autrici di un'opera più bella e meno costosa del Mose. Ma sono come moscerini che disturbano gli elefanti: dicevano che non avrebbe funzionato, invece la prova è sotto gli occhi di tutti. Ora semmai il problema è far costare meno la sua manutenzione».
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