C’è anche Ca’ Zenobio, a Dorsoduro, nella short list dei dodici siti culturali più a rischio del continente secondo Europa Nostra. Ed è una buona notizia: o meglio, lo sarà se -a marzo- il magnifico palazzo che dal 1850 sino al 1997 fu sede del Collegio Armeno sotto la custodia dei monaci mechitaristi, rientrerà nella selezione finale della campagna «7 Most Endangered 2021» per salvare il patrimonio culturale europeo in pericolo.
Saranno infatti sette i siti scelti da Europa Nostra -la principale associazione europea impegnata nella tutela del patrimonio culturale- che potranno accedere ai fondi per il restauro provenienti dalla Banca Europea degli Investimenti. Per Venezia e per Ca’ Zenobio, un’occasione da non perdere, promossa dal Centro Studi e Documentazione della Cultura Armena per evitare al palazzo di fine Seicento l’amaro destino del cambio di destinazione d’uso (alberghiero) in cui sono già cadute molte realtà dello stesso valore storico in laguna.
«La mancata realizzazione di adeguati lavori di manutenzione - ha dichiarato il presidente di Europa Nostra, Hermann Parzinger - non mette a rischio solo le prerogative artistiche e architettoniche di Ca’ Zenobio: vi è anche il rischio di perdere in modo irreversibile il significato culturale di una storia di dialogo e di integrazione, e la funzione del palazzo come ponte tra la cultura mediorientale e l’Europa».
Il recupero di Ca’ Zenobio e del suo ruolo di centro di promozione sociale rivolto a un pubblico internazionale andrebbe nella direzione di uno sviluppo sostenibile di Venezia, lontano dalla monocoltura turistica e rispettoso della ricca storia pluricentenaria dei rapporti tra veneziani e armeni, che trova ulteriore sede nell'isola di San Lazzaro.
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