Mentre gli alberghi più noti e lussuosi di Venezia continuano a cambiare proprietà tra i grandi gruppi (ultimo, solo in termini di tempo, il Luna Baglioni a San Marco), in città procedono a ritmo serrato i lavori per le molte aperture ricettive che saranno scaglionate durante i prossimi mesi. Un piano e una visione, con progetti pronti e altri da realizzare, che la pandemia non ha intaccato e che ipoteca la direzione dello sviluppo di Venezia, ancora per lunghi anni in funzione prettamente turistica.
Sono da poco emerse dalle impalcature le facciate della Ca’ di Dio, con le sue 66 camere già prenotabili dal 16 maggio: l'ex oratorio sansoviniano del Cinquecento, affacciato sul bacino di San Marco, passa così dall'essere stato una casa di riposo ad albergo di lusso con due ristoranti, spa, altana e due cortili interni. L’IRE, ora IPAV, ha offerto l’immobile in locazione per 27 anni -affitto annuale di un milione e 350mila euro- con l’intenzione di creare, per “compensazione”, 120 alloggi in social housing nel complesso “Ospedaletto”. Ora l’hotel gestito da Alpitour sta per aprire, ma degli alloggi sociali non si sa nulla.
Nel frattempo proseguono a tempo di record i lavori per il nuovo complesso alberghiero Rosewood Venice, a gestione cinese, che aprirà nel 2023 all’interno di palazzo Donà Giovannelli a Cannaregio: altre 50 camere, di lusso ça va sans dire, e altri due ristoranti. Svelate da poco anche le facciate di Ca’ da Mosto, il più antico palazzo sul Canal Grande che, con l’attiguo palazzo Dolfin diventerà anch’esso un hotel, il trentesimo affacciato sul “Canalasso”.
Altre incognite, almeno sulla carta, riguardano i prossimi possibili o probabili cambi di destinazione d’uso che il Comune potrebbe approvare, dopo quelli già andati in porto contestualmente alla vendita dei palazzi pubblici Papadopoli a piazzale Roma e Donà a Santa Maria Formosa, ma non ancora operativi come alberghi. Sono infatti diverse le associazioni veneziane a chiedere all’amministrazione comunale chiarezza sul futuro dell’area ex Gasometri a San Francesco della Vigna, dove i lavori di bonifica dell’area acquisita da MKT sarebbero già al 65%.
Proprio in questi giorni, attraverso un accesso agli atti, è emersa l’ipotesi di un nuovo accordo pubblico-privato che, se approvato, prevederà il cambio d’uso per il 95% della volumetria totale e dunque un nuovo, grande albergo. Ancora più incerto il futuro dell’area ex Orto Botanico, dove la riconversione alberghiera sembra in pausa, ma continua a venire pubblicizzata da Canopy Hotel di Hilton. Senza contare gli interventi in atto a Murano per The Langham Venice (138 camere) all'ex Casino Mocenigo, e all'ex fornace De Majo, che sta per diventare NH Collection Murano Villa.
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