lunedì 3 maggio 2021

I LAVORATORI DEL PORTO SVENTOLANO IN ARIA IL PROPRIO INTIMO: «RIMASTI IN MUTANDE». LA MANIFESTAZIONE IN CAMPO SAN MAURIZIO

Si sono dati appuntamento questa mattina in campo Santo Stefano, per poi dirigersi verso la sede della Prefettura in campo San Maurizio, gli addetti e operatori della crocieristica, dei servizi, del commercio e dell’indotto per chiedere al governo di assicurare un futuro certo alla portualità turistica del capoluogo veneto. «Siamo rimasti in mutande», commentano alcuni manifestanti sventolando sulla testa i propri indumenti intimi, mentre altri percuotono ritmicamente le valigie, simbolo di un turismo legato alle crociere rimasto fermo per più di un anno in città.
Lo stop al settore perdura infatti da sedici mesi, da quando la pandemia ha bloccato l’intero comparto delle navi da crociera. Sul futuro dello scalo veneziano pende anche la decisione del governo di portare le grandi navi, incompatibili con l’ecosistema lagunare, fuori dalle bocche di porto, lanciando un concorso di idee per decidere come ciò debba avvenire.
È proprio attorno a questo tema che si alza il livello della protesta. Alcuni esponenti della maggioranza in Comune e in Regione, con i loro interventi, hanno posto l’accento sulla contrapposizione tra le decisioni governative sulla tutela della laguna e il lavoro degli operatori portuali, allargando ancora la frattura tra veneziani pro e contro le grandi navi da crociera.
Nel frattempo, le prime navi inizieranno ad arrivare a Venezia a breve, continuando a solcare le acque del bacino di San Marco e del canale della Giudecca, per ormeggiare come sempre alla Marittima: le banchine “provvisorie” a Porto Marghera non sono infatti ancora pronte.

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