Lo spettacolo ha la meglio sul confronto. Termina con un muro contro muro la seduta del consiglio comunale di ieri, dedicata al futuro del Porto di Venezia e alle questioni a esso correlate, dalla gestione del Mose alla nuova Autorità per la laguna: non si è ripetuta l’unitarietà d’intenti raggiunta nello scorso consiglio per il rifinanziamento della Legge Speciale, così l’ipotesi di un fronte veneziano compatto per il confronto con Roma sembra essere già acqua passata.
Troppo distanti le posizioni in alcuni temi dirimenti, tra una maggioranza concentrata sull’opzione grandi navi a Marghera e lo scavo del canale Vittorio Emanuele per far arrivare quelle più piccole in Marittima, e un’opposizione in cerca di un accordo trasversale per la sostenibilità di un progetto portuale ed economico più ampio per la città di Venezia, senza nuovi scavi in laguna.
Il sindaco Luigi Brugnaro blinda la mozione della maggioranza, puntando proprio sul punto più divisivo all’ordine del giorno, ovvero l’attività crocieristica a Venezia: «State buttando la vostra dignità - attacca il sindaco - e poi c’è qualche fanatico che continua a dire che le navi devono andare in mare». Dai banchi, virtuali, della maggioranza arrivano appelli all’urgenza di una soluzione per salvaguardare i lavoratori del porto, ormai fermi da mesi. Ma per Andrea Martini di Tutta la Città Insieme la soluzione “veloce” non è quella di Marghera: «Tra autorizzazioni e lavori richiede almeno 8 anni».
Inevitabile lo scontro: «In questi anni sono stati portati avanti, anche dal sindaco, progetti irrealizzabili e incompatibili con l’ecosistema lagunare - dichiara Monica Sambo, capogruppo Pd in Consiglio - dal canale Caotorta all’isola delle Tresse. Siamo nel 2020 e oggi tutelare allo stesso tempo ambiente e lavoro è possibile».
Per Gianfranco Bettin di Venezia Verde e Progressista e per Marco Gasparinetti di Terra e Acqua, un accordo si sarebbe potuto trovare almeno riguardo temi fondamentali come i lavori per la conca di navigazione, la prosecuzione dei marginamenti a Marghera e la richiesta di maggior peso riservato a Comune e Regione nella neonata Autorità per la laguna. Ma la linea dura del sindaco ha stoppato ogni tentativo di avanzare la formula condivisa, stralciando le parti più controverse della mozione della maggioranza.
Ancora una volta dunque le grandi navi hanno fagocitato l’intera discussione, confermando non solo l’urgenza di una soluzione al tema, ma anche l’appeal mediatico della questione. Non è mancata infatti l’invettiva conclusiva del sindaco verso le opposizioni «schiave di Roma», segno non solo di un sempre più difficile dialogo in consiglio, ma anche di una diffusa tendenza verso interventi “teatrali” che, a favore di telecamera, sembrano produrre contenuti ad hoc da promuovere con sapienza nei social network degli interessati.
Nessun commento:
Posta un commento