venerdì 6 novembre 2020

BAGARRE IN CONSIGLIO COMUNALE PER IL PROGETTO DEI PILI, IL SINDACO DIFENDE IL SUO STAFF E ATTACCA ACIDAMENTE MONICA SAMBO

È stata davvero “straordinaria” la prima seduta del consiglio comunale a Venezia dopo l’insediamento, soprattutto perché virtuale, come inevitabile in questo momento. Ma la distanza fisica tra le persone non ha impedito di riaccendere il conflitto tra maggioranza e opposizioni, riportando le relazioni istituzionali ai minimi termini, così come erano state lasciate sul finire della scorsa consiliatura.
Al centro della movimentata seduta, lo sviluppo dell’area dei Pili e l’inchiesta giornalistica che ha portato alla luce lo scambio di mail tra il vice capo di gabinetto del sindaco Derek Donadini, fino al 2015 coinvolto nella società Porta di Venezia -collegata al gruppo Umana di Brugnaro- che ha comprato quei terreni nel 2005, e i rappresentanti del magnate di Singapore Ching interessato all’acquisto e alla rivalutazione di quegli spazi. E proprio il possibile drastico aumento di cubatura previsto dal faraonico progetto in questione solleva alcuni interrogativi tra i banchi della minoranza.
Per le opposizioni si tratta di tutelare l’onorabilità del Comune di Venezia: «L’ipotesi di una trattativa sottobanco che prevedeva l’aumento dei piani di cubatura deve essere smentita», dichiara Gianfranco Bettin di Venezia Verde e Progressista. «Vogliamo sapere se l’amministrazione intende procedere per calunnia». Per Monica Sambo del PD, stando alle rivelazioni giornalistiche, «sarebbe Donadini a dire di aumentare l’indice di edificabilità dell’area prima che venisse costituito il blind trust delle società del sindaco». Marco Gasparinetti di Terra e Acqua chiede rassicurazioni quanto all’eventuale relazione tra la vendita dei palazzi Donà e Poerio di proprietà comunale e l’operazione Pili, mentre Andrea Martini di Tutta la Città Insieme chiede a Brugnaro «come intende, da proprietario dell’area e come sindaco, garantire la sicurezza della salute dei suoi cittadini».
La replica del sindaco è lunga e articolata, e testimonia la visione diametralmente opposta della res publica rispetto all’opposizione. Il patron della Reyer fa quadrato attorno al suo staff, così come i consiglieri di maggioranza e gli assessori si compattano attorno al primo cittadino, rivendicando il ruolo dell’amministrazione nel fare in modo che «i privati si mettano a disposizione della città». Il sindaco dichiara di conoscere personalmente Ching e spera che sia ancora interessato a fare affari a Venezia. L’inchiesta giornalistica sui Pili viene invece derubricata a «chiacchiericcio», mentre Donadini «ha solo ricevuto delle email. È il suo lavoro». Nessuna risposta all’eventualità di querela.
Per Brugnaro la miglior difesa è l’attacco. Cita Gianni Rodari, papa Francesco e Greta Thunberg, ma le stoccate sono per i consiglieri di minoranza e gli «oppositori cronici, comitati veri o presunti che hanno fatto scappare Zamparini e Cardin, osteggiato Marchi, Zacchello al Porto, demonizzato l’industria, combattuto il termovalorizzatore di Fusina».
Lasciando la seduta prima delle votazioni, il sindaco abbandona definitivamente qualsiasi cortesia istituzionale e svilisce la consigliera Sambo definendola «ragazzina», sostenendo che «le persone che l’hanno votata hanno buttato via le preferenze», e pure il vicepresidente del Consiglio comunale Fantuzzo (che lo aveva accusato di «confondere i piani tra privato e pubblico») canzonandolo in questa maniera: «Si mette il camice, fa il buono per farci vedere che fa il medico».
Attacchi personali da respingere al mittente per i consiglieri di minoranza: «Chiediamo uno sforzo per il rispetto delle persone - dichiara il sottosegretario Baretta rivolto al sindaco - perché oggi ha superato il limite. Chiedo di darsi una regolata».

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