Non c’è tempo da perdere per salvare la Basilica di San Marco dalle acque medio-alte sempre più frequenti. «Abbiamo avuto più di 5 acque alte in agosto, un numero infinito di acque alte in settembre e nel mese di ottobre la Basilica è stata sommersa praticamente tutti i giorni», commenta il Primo Procuratore di San Marco Carlo Alberto Tesserin alle telecamere di Chioggia Azzurra.
I cambiamenti climatici incombono e sono sotto gli occhi di tutti sia per la violenza che per la frequenza dei fenomeni: «Questo comporta - continua Tesserin - che se prima le acque alte che si alternavano a condizioni di maree normali consentivano che la salsedine venisse un po’ alla volta eliminata dall’acqua dolce, adesso questo non avviene più. Per cui tutti i marmi e i pavimenti che abbiamo in Basilica si stanno sgretolando con una velocità incredibile. Bisogna provvedere obbligatoriamente».
Per trovare una soluzione condivisa a questa sfida contro il tempo, le realtà da conciliare sono molte, ma ora la mediazione non può più attendere: pochi giorni fa si è infatti svolto l'atteso vertice, in modalità online, tra tutti i soggetti in campo per la difesa di San Marco, dalla Provveditrice alle Opere pubbliche Cinzia Zincone al prefetto Vittorio Zappalorto, dalla commissaria al MOSE Elisabetta Spitz al Comune, alla soprintendente Emanuela Carpani.
E ovviamente Tesserin: «Il dato importante che abbiamo registrato - prosegue il Primo Procuratore - è che le realtà istituzionali deputate a decidere nel merito hanno stabilito di mettere assieme nel giro di dieci giorni l'ipotesi di lavoro definitiva da inviare al Ministero per i Beni Culturali, finalizzata alla messa in sicurezza della Basilica e, parallelamente, dell’area marciana».
Tesserin spera in un’accelerazione, anche in vista della riunione del Comitatone che si terrà a Roma ai primi di novembre: «Con il progetto che abbiamo fatto noi (quello delle lastre in vetro per fermare le maree realizzato da Mario Piana, architetto e proto di San Marco e dall’ingegnere Daniele Rinaldo, ndr) potrebbe essere che nel giro di 4-5 mesi si arrivi alla conclusione».
Un progetto reversibile e transitorio, che nelle parole dell'ex consigliere regionale «non mette la camicia attorno a San Marco». Dovrà essere attuato nel più breve tempo possibile, finché non si eleverà tutta l’insula di San Marco e non sarà più necessario avere questa protezione, oltre a quella del MOSE, indipendentemente dal livello di marea a cui verrà deciso di alzarlo.
«Questi sono gli obiettivi attorno ai quali stiamo lavorando con tanta fatica - conclude Carlo Alberto Tesserin - perché muoversi all’interno della realtà di Venezia è sempre molto complicato. Ma cerchiamo di poter dire che, se i veneziani storici sono riusciti a far sì che la Basilica sia rimasta in vita per quasi mille anni, noi abbiamo il dovere di farla vivere bene per altrettanti mille».
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