venerdì 30 ottobre 2020

I LAVORATORI DELLO SPETTACOLO PROTESTANO CONTRO I DECRETI: «FERMATI ANCHE SE SEGUIVAMO PROTOCOLLI RIGIDI»

I lavoratori della cultura e dello spettacolo si sono riuniti questa mattina a Venezia, davanti alla sede del Consiglio regionale, per manifestare contro il decreto del governo che ha sospeso fino al 24 novembre le attività di cinema, teatri e spettacoli dal vivo. La protesta, organizzata dai sindacati confederali di categoria Slc CGIL, Fistel CISL, Uilcom UIL in contemporanea in numerose piazze italiane, ha coinvolto centinaia di operatori di un settore già in crisi, penalizzato anche nel fronte dei sussidi.

Un’assenza che secondo i sindacati rischia di sfociare in un dramma sociale. È così per le realtà dei luna park, dei circhi e degli spettacoli viaggianti: «Chiediamo semplicemente di lavorare - afferma Marco Buzzacchi, rappresentante sindacale triveneto di Snav CGIL - ma forse non si rendono conto che dal 23 febbraio a noi è stato imposto un lockdown fisso».
Sono molti i settori in difficoltà: «La danza non è uno sport, e quindi non ha alcuna copertura», dichiara Ornella Camillo, coordinatrice di Assodanza Veneto, ai microfoni di Azzurra Network. «I ragazzi, che si apprestano a compiere anche carriere professionistiche, sono fermi, bloccati. Eppure le scuole di danza seguivano protocolli ferrei, rigidi. Ci rendiamo conto che la situazione sanitaria è grave, ma non siamo noi gli untori».
Anche il teatro è duramente colpito: «Se dobbiamo chiudere per questa emergenza sanitaria - commenta Giulio, attore veneziano - dobbiamo avere un tavolo di discussione, compiere scelte comuni e mettere in campo le innovazioni necessarie affinché il comparto funzioni meglio, sia più garantito, con lavori più sicuri e un welfare più sostanzioso».

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