Negli ultimi giorni hanno fatto scalpore le chiusure di alcune importanti e storiche gioiellerie nell'area marciana a Venezia. Del tema e del periodo parla anche Federpreziosi, con il presidente provinciale Alberto Ravagnan: «Un andamento molto differenziato a seconda della natura del negozio - esordisce il vertice della categoria - vista la grave crisi delle gioiellerie del centro storico di Venezia, che operavano prevalentemente con il turismo, mentre resistono (con casi addirittura di risultati superiori al 2019) i negozi di quartiere».
A contribuire al collasso delle rivendite veneziane anche gli affitti cospicui che sono costrette a pagare: «Numerose - prosegue Ravagnan - sono le attività in crisi o in procinto di chiudere. Diversa, invece, è la situazione nel resto del territorio e per certi versi incoraggiante: abbiamo vissuto l’estate con una crescita di lavoro, certamente influenzato dalla somma delle riapertura e degli eventi che erano stati bloccati durante il lockdown.
Battesimi, cresime e comunioni, ad esempio, influiscono per circa il 25% del mercato e abbiamo notato in alcuni casi un incremento di clientela che si rivolge ai negozi di gioielleria tradizionali, complice forse una reazione emotiva all’emergenza sanitaria, che porta le persone a investire in questo settore piuttosto che altrove. Il gioiello è un bene che rimane nel tempo, un simbolo nel momento di crisi».
L'andamento delle vendite è risultato al di sopra della sufficienza per il 77% degli operatori del settori, e in molti casi abbondantemente; sufficiente per il 36.5% dei gioiellieri; buono per il 36.2%. È quanto emerge anche dal sondaggio effettuato a livello nazionale da Federpreziosi di Confcommercio. «Le realtà che avevano ottimi risultati prima della chiusura - nota il presidente - oggi stanno recuperando, e presumiamo che riescano a chiudere il 2020 addirittura in positivo».
Ad aprire nuove prospettive per il futuro c’è anche il digitale, un fronte che alcuni commercianti del settore hanno iniziato ad esplorare come nuova forma di relazione: «Non si tratta di vendere on line a clientela nuova situata altrove nel mondo – conclude Albeeto Ravagnan – ma piuttosto un nuovo modo di vendere alla stessa clientela. Oltre all’adesione al progetto “Vetrine on line” di Confcommercio, stiamo valutando un progetto specifico che metta in rete fornitori di servizi e negozi».
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