mercoledì 28 ottobre 2020

RISTORATORI ED ESERCENTI "APPARECCHIANO" SUI MASEGNI DI CAMPO S.STEFANO PER PROTESTA: «RISCHIO 300MILA POSTI DI LAVORO»

Tavoli apparecchiati a terra e partecipanti a gambe incrociate sui maségni. Si è svolta così, in campo Santo Stefano a Venezia, la manifestazione organizzata da ristoratori ed esercenti contro le misure restrittive per il contenimento della pandemia imposte dall’ultimo decreto del governo. In contemporanea con molte altre piazze italiane, dalle 11.30 cuochi, baristi, camerieri, ma anche pasticceri e bagnini, si sono dati appuntamento per protestare in particolare contro l’obbligo di chiusura dei locali alle ore 18.
Una manifestazione pacifica, promossa dalla Federazione Italiana Pubblici Esercizi e da Confcommercio, in collaborazione con l'Associazione Esercenti Pubblici Esercizi e con l'Associazione Nazionale Banqueting e Catering, cominciata con l’esecuzione alla tromba del Silenzio e conclusasi sulle note dell’inno di Mameli. Gli esercenti sono allarmati per la drammatica situazione economica: «Oltre 300mila posti di lavoro nel settore rischiano di scomparire definitivamente», dichiara Ernesto Pancin, segretario di AEPE. «Tutto questo oggi costa caro a noi, ma il conto lo pagherà anche tutto il paese».
Arriva poi l’affondo contro il governo: «Ci danno degli untori - prosegue Pancin - per coprire la loro incapacità di governare e trovare soluzioni ai veri centri di contagio: autobus, aerei, treni, metropolitane e vaporetti». Presente anche l’assessore alle Attività Produttive Sebastiano Costalonga, doppiamente coinvolto in quanto socio di un locale in campo Santa Margherita, che si è detto solidale con le associazioni promotrici: «Mi auguro che questo governo ascolti almeno voi».
Nessun commento dell’assessore, però, quanto al mancato aumento delle corse dei vaporetti chieste a gran voce dalla cittadinanza all'ACTV per evitare assembramenti nei mezzi di trasporto pubblici. Che la situazione sia complicata e difficile lo testimoniano infine le parole di Elio Dazzo, presidente di AEPE: «Siamo gli ambasciatori dell’agroalimentare. Le città hanno bisogno di noi, noi abbiamo bisogno delle persone: fateci lavorare, chiediamo solo questo».

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