La prima seduta del consiglio comunale di Venezia eletto a settembre prende il via nella sala consiliare a Ca’ Loredan con quasi un’ora e mezza di ritardo rispetto alla convocazione delle 14. Presenti tutti i consiglieri eletti, i nuovi assessori e il sindaco Luigi Brugnaro, a coordinare i lavori il consigliere anziano Alessandro Scarpa Marta di Pellestrina.
Tra consiglieri e assessori molti i riconfermati, soprattutto tra le fila della lista fucsia del sindaco, mentre sono diversi i volti nuovi sui banchi dell’opposizione. Confermatissimo l’assessore Simone Venturini con deleghe pesantissime alla coesione sociale, residenza, sviluppo economico, lavoro e turismo: «La sfida è dimostrare che con la buona politica si può rappresentare un modello per il paese», commenta al microfono di Venezia Moderna il delfino del sindaco rieletto.
Non è convinto invece che il modello Brugnaro sia quello giusto per Venezia il consigliere di Tutta la Città Insieme, Andrea Martini, che rivolgendosi alle altre forze di opposizione invita a puntare l’attenzione sul "nemico" comune: «Il pericolo viene da chi fa prevalere un interesse privato su quello dei cittadini», dichiara l’ex presidente della Municipalità di Venezia.
Marco Gasparinetti della lista civica Terra e Acqua, terzo candidato sindaco più votato alle amministrative di settembre, farà «un’opposizione creativa, diversa da quella classica dei partiti». Il confronto continuerà anche grazie allo strumento misconosciuto, e finora inutilizzato, delle petizioni popolari. Il consigliere “verde e blu” chiede chiarezza all’amministrazione e al vice capo gabinetto del sindaco Donadini sull’affare Pili: «È una storia da film di Totò».
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Tra i consiglieri del Partito Democratico invece, Monica Sambo torna sui banchi dell’opposizione forte delle 1868 preferenze ricevute: per i prossimi anni la collaborazione sarà aperta a «tutte le forze che vorranno lavorare per il bene della città», sostiene la capolista del PD, mentre per ricucire la frattura tra città d’acqua e di terraferma bisognerà cominciare restituendo le deleghe alle municipalità.
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