lunedì 3 agosto 2020

IL VACCINO CONTRO IL COVID ARRIVERÀ DA VERONA? POTREBBE ESSERE IL REGALO DI NATALE 2021, MA NON SARÀ OBBLIGATORIO...

Il vaccino contro il Covid-19 potrebbe arrivare da Verona. Il presidente della giunta regionale Luca Zaia e il rettore dell'ateneo scaligero Pierfrancesco Nocini hanno presentato infatti stamane l'avvio della sperimentazione che coinvolge il Centro Ricerche Cliniche nella città veneta, in team con i sanitari dell'istituto Spallanzani di Roma: a fine agosto inizierà la fase 1, che coinvolge 90 volontari (dapprima 45 persone tra 18 e 55 anni, poi altrettanti over 65).

Dei 90 candidati, 70 sono a Verona e 20 a Roma: le prime tre "sentinelle" verranno trattate allo Spallanzani con tre dosi crescenti di vaccino intramuscolare, dove rimarranno a disposizione per rivedere i dati dopo una settimana, quindi i primi 12 volontari a Verona che rimarranno in osservazione per 6 ore, poi i controlli dopo due giorni, una settimana e fino ad arrivare a 6 mesi.
Il dossier, approvato dall'Agenzia nazionale per il farmaco, è un brevetto dell'impresa biotech Reithera, con sede nei pressi di Roma, e si fonda sull'adenovirus del gorilla, utilizzato quale vettore per trasportare la sequenza genetica della proteina spike, cioè il "gancio" che il Coronavirus utilizza per aggredire le cellule.
Il centro di ricerca diretto da Stefano Milleri in seno al policlinico universitario veronese prevede che alla fase 2 potranno partecipare tra 20mila e 40mila volontari: le tre fasi si concluderanno a fine 2021, con il possibile "regalo di Natale" del vaccino antivirus nel dicembre del prossimo anno.
Per "candidarsi" alla fase 2 stanno già arrivando richieste al CRC di Verona, pur sapendo che i volontari godono di un mero rimborso legato al tempo dello studio. Tra gli effetti collaterali del vaccino, il possibile arrossamento della pelle, indolenzimento muscolare, febbre, influenza, rari casi di allergia che il personale ospedaliero è in grado di gestire immediatamente.
C'è soddisfazione in Regione per l'avvio di una filiera tutta italiana, oltretutto senza costi per l'ente pubblico dal momento che il brevetto appartiene a Reithera, ma emerge già un limite evidente nella non obbligatorietà del vaccino qualora venisse scoperto funzionale ad abbattere il Covid-19 e con esso la pandemia. In Veneto, intanto, sono stati sottoposti a tampone il 25% degli abitanti della Regione.

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