«Affrontiamo una sfida di vaste proporzioni, in entrambi gli ospedali», spiega il primario del reparto di Malattie Infettive dell'ULSS 3 Serenissima, dottor Sandro Panese. «E mentre a Mestre si dispiega lo sforzo di cura e di accoglienza al servizio dell'intero territorio provinciale, all'ospedale Civile di Venezia serviamo un territorio e una popolazione stanziale più anziana, che di fronte al virus risulta ancora più debole». Il dottor Panese dirige una squadra che opera a Mestre, là dove si concentrano i numeri più importanti di ricoverati a seguito del contagio da Coronavirus, e dove il reparto ha ampliato il suo raggio di azione, fino a sovrintendere -in collaborazione con gli pneumologi e gli internisti- ad un numero di letti ben più ampio di quello ordinario.
Ma allo stesso tempo gli specialisti di Malattie Infettive presidiano l'emergenza all'ospedale Civile di Venezia, dove sono storicamente presenti, e dove oggi la loro capacità di intervento è particolarmente importante: «C'è una città intera, quella insulare - prosegue il dottor Panese - che per la sua conformazione sociale risulta essere particolarmente esposta ai rischi provocati dal contagio». La particolare debolezza di Venezia è legata all'alta età media dei cittadini: «L'handicap, la sfortuna, la situazione che aggrava il rischio nella città storica è l'età mediamente molto avanzata dei suoi abitanti. Il virus è più pericoloso per chi è debole e per chi è portatore di altre patologie, e gli anziani presentano normalmente queste due fragilità: sono deboli per via dell'età, e sono spesso malati, di ipertensione, di diabete, di patologie cardiorespiratorie».
A Venezia quindi il tema è ancora più delicato: «Non voglio fare confronti con quanto accade in altre città o in altre realtà - sottolinea il dottor Panese - ma certamente ci troviamo ad affrontare una situazione particolarmente complessa. E mi sento di dire che i medici, gli infermieri e tutto il personale, sia all'ospedale di Mestre che in quello di Venezia, stanno dando il massimo e il meglio. Nessuno mai ha lamentato la fatica, che pure è grande, tutti sono al lavoro assieme con professionalità e umanità».
Se a Mestre si è sviluppata un'importante sinergia con il reparto di Terapia Intensiva e con altri reparti che si sono aperti ad accogliere il potenziamento dei posti letto dedicati ai malati di Coronavirus, le stesse sinergie si verificano all'ospedale di Venezia: "Anche al Civile - argomenta il primario - operano altri due capisaldi del contrasto al contagio, e cioè il reparto di Terapia Intensiva, anche questo strutturato ed efficace, e il laboratorio di Microbiologia, in grado da subito di farsi carico dei test che verificano l'infezione».
Il primario Panese esprime parole molto chiare: «Mentre guardiamo a ciò che sta accadendo in aree ancor più colpite ancor più, dove le morti collegate al Coronavirus si contano a decine, siamo preoccupati in particolare per gli anziani. Da qui, dalle aree di ricovero di Malattie Infettive di Mestre e di Venezia rilanciamo l'appello: proteggiamo noi stessi, proteggiamo gli anziani impedendo al virus di utilizzarci per diffondersi. Anche chi è giovane ed è sano resti a casa».
Servono responsabilità e lucidità, aggiunge la coordinatrice infermieristica delle Malattie Infettive di Mestre, Lorena Bellato: «Il rispetto delle regole è fondamentale: chi a casa si comporta secondo le norme indicate dalle autorità aiuta noi professionisti, collabora con il lavoro che facciamo in reparto, salva vite umane assieme a noi. Quando usciamo dal reparto e ci caliamo nella realtà che sta "fuori" - conclude Bellato - ascoltiamo tesi e posizioni stravaganti, e vediamo persone con paure eccessive e ingiustificate, che poi magari contemporaneamente non adottano le precauzioni fondamentali. Responsabilità e lucidità significa non seguire ciascuno un proprio decalogo personale, ma rispettare quello che viene dato da chi ha la competenza per redigerlo».
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