sabato 15 gennaio 2022

LORENZO VALLESE ( FIBA): SI DEVE FAR PRESTO PER TROVARE LA GIUSTA SOLUZIONE PER TUTELARE 30.000 IMPRESE BALNEARI

Ci siamo collegati con Lorenzo Vallese, Presidente per la Regione Veneto per la FIBA Federazione Italiana Imprese Balneari, associazione aderente a Confesercenti.

Per quanto riguarda la direttiva Bolkestein intravede qualche spiraglio in cui muoversi per tutelare le imprese che lavorano nel settore balneare?

Sicuramente si deve trovare qualche soluzione. In questo momento la stiamo cercando con i sindaci delle località interessate, in collaborazione con la Regione Veneto e con il Governo, in modo da definire la situazione in modo positivo. La direttiva coinvolge tantissime imprese nel settore balneare, circa 30mila in Italia. Il Veneto rappresenta la prima regione italiana in quanto presenze nel settore balneare, l'applicazione della direttiva influenzerebbe quindi non poco nel PIL prodotto in questo settore.

Il turismo ne perderebbe. Chi potrebbe investire non avendo certezze di continuità di gestione? senza prospettive per il futuro si finirebbe con lo sfruttare al massimo ciò che ha già a disposizione senza investire ulteriormente sulla struttura stessa, sulla sicurezza e sul personale. FIBA, come le altre associazioni, cercherà di trovare un equilibrio tra quello che viene richiesto dalla Direttiva Bolkestein e le aspettative degli imprenditori italiani per difendere il lavoro e il valore delle aziende.

Nel resto dell’Europa come viene vissuta questa situazione rispetto all’Italia?

Gli altri governi europei sono stati più lungimiranti del governo italiano, trovando soluzioni che hanno tutelato le loro imprese. Le norme a cui l’Italia sta pensando adesso in altri Paesi sono già state attuate riuscendo a dare lunghe proroghe alle imprese concessionarie esistenti.

L’Italia è uno dei pochi Paesi a cui i Governi non sono riusciti a dare una soluzione che possa accomunare tutti.

La Legge Regionale 33 è risolutiva?

Molto poco per le piccole concessioni. Può essere utilizzata dai grandi concessionari in quanto prevede investimenti di una certa portata ma non tutela le piccole imprese.  Con questa legge la professionalità, la storicità, il fatto che siano piccole aziende viene considerato solo parzialmente.

Nelle condizioni attuali si tratta di una gara che pone tutti contro tutti, in cui vince chi più investe.

Quanto sono preoccupati i vostri associati?

La maggior parte dei nostri associati hanno piccole concessioni, spesso a conduzione familiare e lo stabilimento balneare rappresenta il proprio lavoro e la propria attività. Da questo punto di vista un’eventuale perdita della concessione significherebbe perdere il proprio lavoro, dover ricominciare da capo e rimettersi in gioco. La maggior parte di chi lavora nel balneare si sente minacciato dagli esiti che potrebbe avere la direttiva Bolkestein.

Quale è la probabilità che aziende estere vengano a investire in Veneto?

La probabilità che qualche impresa estera venga a investire in Veneto è molto alta. Il turismo balneare è un mercato in espansione molto appetibile. Ë uno dei mercati che ha ancora un minimo di redditività. Ed è ciò a cui mirano le grandi aziende a cui poco interessa Il settore turistico, il comparto o il turismo in sé. Alle grandi aziende interessa guadagnare il più possibile. Gli interessi di queste sono il business, che sia albergo o spiaggia o quant’altro non importa. Il business legato al settore alberghiero in questo momento ha problemi maggiori, legati alla pandemia o alle ristrettezze attuali. Molte attività storiche sono attualmente in crisi mentre le imprese legate alle spiagge si sono bene o male salvate e dimostrano di essere ancora un investimento proficuo.

Come state procedendo quindi attualmente?

Stiamo trattando con il Governo, abbiamo fatto già altri incontri, giusto ieri c’è stata la Conferenza dei Sindaci durante la quale la Presidente ha nominato la commissione, in cui convergono alcuni avvocati incaricati dalle associazioni di categoria, Ora la commissione sta quindi cominciando a lavorare predisponendo regole che possano tutelare anche i concessionari preesistenti e il lavoro fatto fino ad ora. Si cerca quindi una soluzione che possa essere valutata dal  Governo e discussa  poi in Europa. Si tratta di un puzzle in cui tutte le tessere devono collimare.

L’Europa sarebbe disponibile, secondo lei, ad ascoltare le proposte che verranno fatte?

Sicuramente l’Europa potrebbe essere disponibile all’ascolto ma serve un Governo in grado di imporsi e che voglia trovare una soluzione. Una volontà che attualmente non sembra esserci. Sembra esserci la volontà di chiudere la partita, senza procrastinare. Non tutti i partiti politici desiderano un cambiamento totale, c’è chi vuole tutelare il settore, sia nella maggioranza che nell’opposizione, ma alle parole devono seguire i fatti.

La situazione attuale di incertezza potrebbe concludersi con un problema sociale?

Certamente, ci sono famiglie che rischiano di perdere il lavoro, e si tratta di famiglie non più giovanissime, che dovrebbero cominciare a intraprendere un’altra professione, dopo aver investito capitali importanti convinti della certezza riposta nel lavoro attuale. In questa partita vanno tutelati tutti, in quanto tutti hanno cercato di fare il meglio. Se ricordiamo, alle aziende è stata data della sabbia e su questa sabbia sono state costruite aziende e imprese, è stato costruito lavoro. Quello che è in concessione è il fondo, la pezza di terreno, ciò che c’è stato costruito sopra è di chi ci ha investito. Il risarcimento, l’indennizzo della proprietà è una delle opzioni, ma non è ciò a cui il settore aspira, servirebbe a poco. I proprietari delle imprese sarebbero comunque costretti a cambiare la propria vita. Alcune strutture, anche se ammodernate risalgono anche a vent’anni fa, il valore che verrebbe risarcito non coprirebbe la perdita. Nel caso ci fosse un indennizzo si spingerà su quello che è il valore dell'avviamento, quello che ha permesso alle aziende di coccolarsi il turista nelle stagioni, ed è ciò che fa la differenza. Ci sono chioschi che lo scorso anno hanno festeggiato i 60 o i 70 anni di attività, partite quando avere un pezzo di spiaggia poteva essere visto quasi un danno in quanto non coltivabile. Ricordiamo anche che l’attività di chi ha uno stabilimento balneare non si limita ad accogliere la clientela ma comprende la pulizia, include il servizio di salvataggio anche nelle aree libere, a disposizione di chiunque si rechi in spiaggia e anche questi sono fattori da tenere in considerazione in quanto, se negli anni la spiaggia ha assunto un valore aggiunto, lo si deve anche alle imprese balneari.

Mancano due anni al momento in cui dovrà essere attuata la direttiva Bolkestein, quali tempistiche vi prefiggete?

Già da adesso gli imprenditori avrebbero bisogno di certezze, l’obiettivo che ci si è dati è di arrivare alla stesura delle regole prima dell’estate, avendo ben chiaro un programma su come andranno realizzate le nuove norme, in modo da poter poi affrontare con una relativa tranquillità il cambiamento

 


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