Il bilancio 2018 del Consorzio Venezia Nuova, alla voce Mose, reca scritte due date inequivocabili. Il 30 giugno 2020 l’impianto dev’essere terminato, ed entro il 31 dicembre 2021 deve entrare in funzione: «Alla buon’ora!», commenta la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle, Erika Baldin. «Ricordiamo tutti quanti anni ci sono voluti, visto che la posa della prima pietra risale al 2003 e io andavo ancora alle scuole medie. Ricordiamo anche che questi vent’anni sono stati tristemente segnati da tangenti, malversazioni, creste sulla spesa di cui la magistratura si è occupata a fondo e continua a occuparsi».
Baldin non dimentica l’impatto ambientale alle bocche di porto di Chioggia, Malamocco e Lido: «Non potendo tornare indietro, non resta che attendere e vigilare sulle prove sperimentali: le notizie di corrosione delle paratoie in acqua non sono certo state confortanti, ma i soldi sono stati spesi, l'opera c'è, e ora non resta che sperare che -nonostante le speculazioni- il Mose funzioni e Venezia possa salvarsi dall’acqua alta che imperversa più volte all’anno». Poi servirà anche una governance: «E dovrà essere condivisa e trasparente, quindi coinvolgere – afferma la consigliera del M5S – l’Autorità Portuale di Sistema, le amministrazioni locali, la Capitaneria di Porto, senza dare troppi poteri a un solo soggetto: tanto per essere chiari, non dovrà essere solo il sindaco di Venezia a decidere come amministrare quest'opera faraonica».
Nella “governance” auspicata dalla Baldin, suggerisco di infilarci l’ex ministro Toninelli con i suoi incarichi costi-benefici.
RispondiEliminaI 5 stelle, dopo i disastri e i voltafaccia governativi, hanno anche il coraggio di parlare.
In quanto alla Erika Baldin, a S. Anna sta perennemente acceso in chiesa un cero portato da sua madre quale grazia ricevuta per il posto di consigliere regionale.
Meglio avere una Baldin che cmq è cresciuta e si impegna che nessun altro.
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