La prima grande ondata di maltempo autunnale è ormai alle spalle, con l'ingrossamento dei numerosi fiumi e corsi d'acqua, e il loro scarico in mare. Proprio attorno a mezzanotte la piena del Brenta è transitata nei pressi di Punta Gorzone, dove erano state preventivamente evacuate 15 abitazioni. È quindi il momento di contare i danni e fare i raffronti: l’unità di crisi attivata dalla Regione Veneto per fronteggiare la situazione di emergenza ha elaborato una serie di tabelle di confronto tra l’evento di questi giorni e quelli più rilevanti, sempre della durata di tre giorni, che si sono succeduti negli anni. La statistica è chiara: l’ondata di maltempo che ha colpito il Veneto è stata quanto meno al livello di quelle, devastanti, che l’hanno preceduta, con punte massime di accumuli d’acqua al suolo superiori anche al terribile 1966: la “tempesta perfetta”, come l’ha definita -fin dalla lettura dei primi modelli previsionali- il presidente della giunta regionale Zaia.
Lo si evince dai dati storici sulle quantità d’acqua cadute nel corso dei precedenti eventi calamitosi, confrontati con quelle registrate il 27, 28 e 29 ottobre 2018: in questo evento, la montagna è stata la più colpita, tanto che la stazione di rilevamento di Soffranco (Belluno), con 667,4 millimetri d’acqua caduti per metro quadro, ha superato il Cansiglio dove, nel 1966 (4-5-6 novembre), ne furono registrati 608. Le punte massime dell’alluvione del 2010 (31 ottobre, 1 e 2 novembre) si “fermarono” ai 587,2 di Seren del Grappa. Livelli inferiori ai massimi registrati negli scorsi tre giorni si registrarono anche negli eventi del 15-17 maggio 1926; del 26-28 ottobre 1953; del 17-19 settembre 1960; del 7-9 giugno 1988. Questo, nota l’unità di crisi Regionale, per far comprendere come solo le centinaia di opere realizzate dal 2010 a oggi, la precisione dei modelli previsionali utilizzati, e l’uso sapiente delle casse di laminazione naturali e artificiali in Trentino, in Friuli Venezia Giulia e in Veneto, abbiano consentito di evitare situazioni e danni peggiori, anche in attesa delle future perturbazioni e precipitazioni.
mercoledì 31 ottobre 2018
lunedì 29 ottobre 2018
ZAIA IN VISITA ALLA PROTEZIONE CIVILE REGIONALE: BEN 10MILA VOLONTARI ALLERTATI, SI TEME UN NUOVO '66 PER LA PIENA DEL PIAVE
Il presidente della giunta regionale Luca Zaia, in visita alla sede della Protezione Civile regionale a Marghera dove opera l’unità di crisi istituita per seguire l’andamento dell’ondata di maltempo che sta investendo il Veneto, ha fatto il punto della situazione assieme all’assessore alla Protezione Civile Gianpaolo Bottacin, al dirigente d’area Nicola dell’Acqua e al direttore interregionale dei Vigili del Fuoco Veneto-Trentino Alto Adige Fabio Dattilo. «Siamo preoccupati – ha detto Zaia – perché le previsioni meteo confermano una situazione analoga, se non peggiore, a quella che il Veneto ha conosciuto nel 1966 e nel 2010. Il terreno in molte zone è già saturo d’acqua, i fiumi sono ingrossati e il mare per lo scirocco non riceve. Ricordo che nel 2010 l’alluvione ha colpito 135 Comuni veneti e 10400 famiglie e imprese. La differenza sta nel fatto che ora non ha nevicato, ma soprattutto che allora non avevamo le opere che oggi ci sono: abbiamo messo infatti in sicurezza gli argini dei corsi d’acqua, abbiamo realizzato i bacini di laminazione come Trissino e Caldogno, e altri ne stiamo realizzando. L’allerta rossa di questi giorni è per noi quindi uno “stress test” per capire se le opere realizzate sono già sufficienti per affrontare situazioni estreme».
Continua il presidente: «La squadra della Protezione Civile regionale si è mossa bene, l’esperienza ha insegnato qualcosa e anche i bacini montani sono stati salvaguardati e sono pronti a ricevere acqua. Abbiamo dichiarato lo stato di massima allerta perché non vogliamo che neanche un’unghia della nostra popolazione sia messa a rischio. Prenderei in ogni caso esattamente le stesse decisioni. Non siamo catastrofisti ma agiamo a ragion veduta. La situazione avrà ancora un picco a partire dal pomeriggio di oggi ma la macchina della prevenzione è in funzione e alle tante offerte di aiuto provenienti da singoli cittadini, che ringrazio, dico che al momento non c’è necessità di supporto. Voglio invece fare un appello a tutti, in particolare ai più giovani: evitate le zone pericolose, soprattutto evitate di fare foto o filmati col telefono. Restate distanti dalle zone in cui si vede la forza della natura all’opera». Da parte sua l’assessore Bottacin ha confermato come l’unità di crisi allargata, che rappresenta una novità, sia pienamente operativa e la Regione stia coordinando le sette Prefetture. Il picco massimo delle precipitazioni è previsto nel pomeriggio e in serata ma – ha rilevato Bottacin – le conseguenze si avvertiranno più tardi sulla portata dei corsi dell’acqua che sono costantemente monitorati.
Sono circa 10mila i volontari della Protezione Civile già allertati e un migliaio fanno parte di squadre specializzate: dell’Acqua ha confermato che, al di là della mancanza di percezione del rischio da parte della popolazione, sono i modelli previsionali a dire che ci possono essere criticità. Per questo più squadre di protezione civile sono pronte nell’eventualità di esondazioni. L’ingegner Dattilo ha sottolineato che la Protezione Civile è un sistema di cui i circa mille Vigili del Fuoco veneti sono parte, e anche a fronte della prevista recrudescenza del maltempo il sistema è pronto a intervenire. «È un’emergenza con molti fronti – ha concluso Zaia – ma sono particolarmente preoccupato per la situazione del Piave, per il quale la statistica dice che nell’arco di cent'anni è altamente probabile un ritorno della piena storica. Non si ripresenta dal 1966, ma il rischio è alto, soprattutto perché il corso del fiume va ripulito dalla vegetazione e dagli alberi che possono bloccare i ponti ove portati via dalla corrente. Ora è in corso la progettazione della diga a Ciano del Montello, un’opera da 54 milioni di euro per la sicurezza dal rischio idrogeologico».
Continua il presidente: «La squadra della Protezione Civile regionale si è mossa bene, l’esperienza ha insegnato qualcosa e anche i bacini montani sono stati salvaguardati e sono pronti a ricevere acqua. Abbiamo dichiarato lo stato di massima allerta perché non vogliamo che neanche un’unghia della nostra popolazione sia messa a rischio. Prenderei in ogni caso esattamente le stesse decisioni. Non siamo catastrofisti ma agiamo a ragion veduta. La situazione avrà ancora un picco a partire dal pomeriggio di oggi ma la macchina della prevenzione è in funzione e alle tante offerte di aiuto provenienti da singoli cittadini, che ringrazio, dico che al momento non c’è necessità di supporto. Voglio invece fare un appello a tutti, in particolare ai più giovani: evitate le zone pericolose, soprattutto evitate di fare foto o filmati col telefono. Restate distanti dalle zone in cui si vede la forza della natura all’opera». Da parte sua l’assessore Bottacin ha confermato come l’unità di crisi allargata, che rappresenta una novità, sia pienamente operativa e la Regione stia coordinando le sette Prefetture. Il picco massimo delle precipitazioni è previsto nel pomeriggio e in serata ma – ha rilevato Bottacin – le conseguenze si avvertiranno più tardi sulla portata dei corsi dell’acqua che sono costantemente monitorati.
Sono circa 10mila i volontari della Protezione Civile già allertati e un migliaio fanno parte di squadre specializzate: dell’Acqua ha confermato che, al di là della mancanza di percezione del rischio da parte della popolazione, sono i modelli previsionali a dire che ci possono essere criticità. Per questo più squadre di protezione civile sono pronte nell’eventualità di esondazioni. L’ingegner Dattilo ha sottolineato che la Protezione Civile è un sistema di cui i circa mille Vigili del Fuoco veneti sono parte, e anche a fronte della prevista recrudescenza del maltempo il sistema è pronto a intervenire. «È un’emergenza con molti fronti – ha concluso Zaia – ma sono particolarmente preoccupato per la situazione del Piave, per il quale la statistica dice che nell’arco di cent'anni è altamente probabile un ritorno della piena storica. Non si ripresenta dal 1966, ma il rischio è alto, soprattutto perché il corso del fiume va ripulito dalla vegetazione e dagli alberi che possono bloccare i ponti ove portati via dalla corrente. Ora è in corso la progettazione della diga a Ciano del Montello, un’opera da 54 milioni di euro per la sicurezza dal rischio idrogeologico».
VERITAS: "L'ACQUA DI RUBINETTO NEL TERRITORIO È POTABILE, I MESSAGGI CHE GIRANO SU WHATSAPP NON SONO ATTENDIBILI"
Sta girando da qualche ora un messaggio WhatsApp, firmato "Croce Rossa Italiana", che invita i cittadini a non bere acqua di rubinetto, causa contaminazione. Al momento non è possibile determinare se questo messaggio sia una fake news o se faccia riferimento a una situazione reale, verificatasi chissà dove e girata attraverso i network.
L’unica cosa certa - afferma Veritas - è che nel territorio dove l'azienda gestisce il servizio idrico integrato (quindi l’acquedotto pubblico) non c’è e non c’è stata alcuna contaminazione dell’acqua potabile: "L’acqua che esce dai rubinetti allacciati al pubblico acquedotto è sicura, controllata e perfettamente potabile. Veritas invita i cittadini a consumarla senza alcuna incertezza o diffidenza". Anche la Croce Rossa smentisce quale fake news l'invio di detti messaggi.
L’unica cosa certa - afferma Veritas - è che nel territorio dove l'azienda gestisce il servizio idrico integrato (quindi l’acquedotto pubblico) non c’è e non c’è stata alcuna contaminazione dell’acqua potabile: "L’acqua che esce dai rubinetti allacciati al pubblico acquedotto è sicura, controllata e perfettamente potabile. Veritas invita i cittadini a consumarla senza alcuna incertezza o diffidenza". Anche la Croce Rossa smentisce quale fake news l'invio di detti messaggi.
domenica 28 ottobre 2018
LUNEDÌ E MARTEDÌ CHIUSE TUTTE LE SCUOLE DELL'AREA METROPOLITANA DI VENEZIA PER IL MALTEMPO
Un'ordinanza del Prefetto di Venezia, emanata oggi pomeriggio, ha dato disposizione di chiudere tutte le scuole di ogni ordine e grado nell'area metropolitana (provincia) di Venezia, per le giornate di domani -lunedì 29 ottobre- e di martedì 30. Il provvedimento segue l'allerta massima per il Bellunese e la probabile acqua alta a Venezia e Chioggia: nel primo caso anche i fiumi a valle non riuscirebbero a ricevere l'ingente portata d'acqua della montagna. I mezzi della Protezione Civile rimarranno così liberi per risolvere eventuali emergenze. Analogo provvedimento è stato adottato anche dalla Prefettura di Treviso.
venerdì 26 ottobre 2018
PROCESSO LAGUNA RESET: CHIESTI COMPLESSIVAMENTE 60 ANNI DI CARCERE PER I 40 VONGOLARI ACCUSATI DI PESCARE IN ACQUE INQUINATE
Arriva alle fasi cruciali il processo Laguna Reset, che vede coinvolti almeno 40 vongolari di tutta la laguna per fatti inerenti al 2014, quando la Guardia di Finanza li sorprese a pescare in acque palesemente inquinate. Nell’aula bunker di Mestre, ieri il sostituto procuratore Giorgio Gava ha chiesto condanne per complessivi 60 anni di reclusione: il reato ipotizzato è frode commerciale, con sanzioni per oltre 735mila euro e confische per quasi mezzo milione. La causa ha finora portato in carcere 7 persone, 17 agli arresti domiciliari, 16 con obbligo di dimora e ne ha indagate 120: la rasca e le turbosoffianti erano entrate in azione al Tronchetto, a Fusina, a Campalto, alle Giare e negli scarichi delle fabbriche di Porto Marghera. I prodotti poi sarebbero finiti sulle tavole delle regioni meridionali, senza alcuna documentazione sanitaria dell’origine. La truffa riguarda anche la quantità del pescato, annotato con cifre dimezzate rispetto a quelle reali. Fra i 40 caparossolanti coinvolti, 14 sono chioggiotti (con richieste di condanna attorno all’anno di reclusione) e molti di Cavallino-Treporti, con pene più pesanti. Circa trenta imputati hanno già scelto la strada del patteggiamento o del rito abbreviato per uscire anticipatamente dal processo. Si attendono ora le requisitorie della difesa e la sentenza del collegio giudicante.
giovedì 25 ottobre 2018
SCIOPERO DI VENERDÌ 26 OTTOBRE: POSSIBILI DISSERVIZI ANCHE IN VERITAS, NON GARANTITA LA RACCOLTA DEI RIFIUTI
In concomitanza allo sciopero generale indetto dai sindacati di base SGB e CUB, Veritas non assicura per la giornata di domani -venerdì 26 ottobre- la raccolta dei rifiuti e l'apertura al pubblico dei propri sportelli, ecocentri ed ecomobili.
mercoledì 24 ottobre 2018
VENERDÌ 26 OTTOBRE SCIOPERO DEI TRASPORTI PER 24 ORE: GARANTITE DUE FASCE ORARIE PROTETTE
Uno sciopero che si annuncia di cospicue dimensioni interesserà i trasporti urbani ed extraurbani nella giornata di venerdì 26 ottobre. L’agitazione è stata indetta dalle sigle sindacali di base SGB e CUB, e riguarda tutte le 24 ore salvo le fasce protette per il lavoro pendolare: in particolare, gli autobus Actv saranno garantiti dalle 6 alle 8.59 del mattino e dalle 16.30 alle 19.29.
Non è stata data comunicazione da ArrivaVeneto, invece, quanto alle linee 80 e 85 fra Chioggia, Mestre e Venezia. Lo sciopero coinvolgerà anche la ferrovia Chioggia-Rovigo, già penalizzata dai recenti disservizi: Sistemi Territoriali si dice in grado di garantire le corse nei medesimi orari di cui sopra, al di fuori di questi la praticabilità della tratta non è certa.
Non è stata data comunicazione da ArrivaVeneto, invece, quanto alle linee 80 e 85 fra Chioggia, Mestre e Venezia. Lo sciopero coinvolgerà anche la ferrovia Chioggia-Rovigo, già penalizzata dai recenti disservizi: Sistemi Territoriali si dice in grado di garantire le corse nei medesimi orari di cui sopra, al di fuori di questi la praticabilità della tratta non è certa.
domenica 21 ottobre 2018
IMBRATTATA LA VETRATA DELLA LIBRERIA MARCOPOLO ALLA GIUDECCA: UN GESTO CONTRO LA CAMPAGNA "NO GRANDI NAVI"
Questa mattina la vetrina della libreria MarcoPolo alla Giudecca è stata imbrattata di vernice bianca. Un grande "SÌ" campeggia sotto la bandiera contro le grandi navi e alcuni scarabocchi coprono due serigrafie che, con ironia, rappresentano il passaggio delle grandi navi in Laguna. Sempre con la vernice hanno tentato di otturare la serratura della porta. «Non ci interessa sapere chi sia stato - dicono i gestori - ma sembra chiaro il perché, contrapponendo il SÌ al NO alle grandi navi della bandiera esposta in vetrina. Negli ormai 11 mesi dall'apertura della MarcoPolo alla Giudecca abbiamo ricevuto affetto e stima da parte di molti giudecchini. Questo ci spinge a continuare a portare avanti le nostre idee e a supportare quelle istanze, civiche e politiche, che riteniamo giuste».
mercoledì 17 ottobre 2018
MASSICCIA OPERAZIONE DELLA GUARDIA COSTIERA PER INDIVIDUARE ATTIVITÀ DI PESCA SOTTO COSTA
Si è conclusa stamane una complessa operazione della Capitaneria di Porto di Venezia, Chioggia, Caorle e Jesolo, mirata a identificare alcuni pescherecci di tutte le marinerie venete operare poco al largo di Punta Maestra nel Delta del Po, adoperando reti a strascico e ramponi a una distanza inferiore alle 6 miglia dalla costa, limite fissato alle attività di pesca nel decreto attuativo del fermo biologico 2018.
Il grande dispiegamento di forze è stato pianificato dalla Direzione Marittima di Venezia, e si è avvalso anche di un elicottero del 3° nucleo aereo della Guardia Costiera di Pescara, oltre che di sofisticati strumenti di monitoraggio quali ad esempio i radar costieri.
Il grande dispiegamento di forze è stato pianificato dalla Direzione Marittima di Venezia, e si è avvalso anche di un elicottero del 3° nucleo aereo della Guardia Costiera di Pescara, oltre che di sofisticati strumenti di monitoraggio quali ad esempio i radar costieri.
venerdì 12 ottobre 2018
IL SINDACATO FSP POLIZIA DI STATO: "L'UFFICIO IMMIGRAZIONE DI VENEZIA È SOTTO ORGANICO, SI NAVIGA A VISTA"
Il sindacato FSP Polizia di Stato accende un faro sulla situazione dell'ufficio Immigrazione in seno alla Questura di Venezia. «Non è una novità - si legge in una nota - che gli organici della Polizia di Stato siano in sofferenza, anche se dalle dichiarazioni del ministro dell’Interno si intravede un probabile miglioramento. Ma quello che sta accadendo a Venezia ha dell’incredibile: una grave carenza di organico, determinata dalla mancata sostituzione di colleghi di tutti i ruoli, ìn precedenza trasferiti o messi in quiescenza. Per questo lanciamo un allarme al fine di scongiurare ripercussioni sull'attività che potrebbe subire dei pesanti rallentamenti. Già allo stato attuale, l'ufficio Immigrazione è sotto organico, con un notevole aggravio di carichi di lavoro dovuti alla continua evoluzione normativa, nuove direttive ministeriali, all'aumento di richieste da parte dell'utenza e alle rimodulazioni degli incarichi. Tutto ciò ha anche portato ad una situazione allarmante sotto il profilo dell'ordine pubblico degli uffici, per le troppe persone che si trovano a sostare non sempre pacificamente, sia all'interno della Questura di via Nicolodi che nelle pertinenze, in attesa del proprio turno. Evidenziamo lo spettacolo indecoroso delle persone che già nelle prime ore della sera si preparano un giaciglio a ridosso del muro di recinzione, per poter essere fra i primi del giorno successivo a varcare il cancello della Questura. Situazioni già ampiamente rappresentate ai vertici della questura lagunare, ma nulla in concreto è stato fatto fino ad ora, dando l'impressione al personale (che tuttavia si prodiga per non creare disservizi o problemi all'utenza) di essere stato abbandonato a se stesso».
giovedì 11 ottobre 2018
PIANO SOCIOSANITARIO REGIONALE, LE OSSERVAZIONI IN UN LIBRO BIANCO VENERDÌ A MESTRE
Non mancano le preoccupazioni per il nuovo, imminente piano sociosanitario della Regione Veneto. Dopo l'iniziativa del Partito Democratico, si organizza anche il Movimento per la difesa della sanità pubblica veneziana, che venerdì 12 ottobre dalle ore 17 nel centro civico di via Sernaglia 43 a Mestre illustrerà il proprio "libro bianco" di osservazioni in merito al PSSR 2019-2023 redatto dalla giunta regionale guidata da Luca Zaia.
mercoledì 10 ottobre 2018
IL PIANO SOCIOSANITARIO DEL VENETO NELLE OSSERVAZIONI DEL PARTITO DEMOCRATICO IN UNA CONFERENZA A CHIOGGIA
Fra ottobre e novembre il consiglio regionale veneto licenzierà il prossimo piano sociosanitario per il periodo 2019-2023, e oggi pomeriggio il Partito Democratico di Chioggia ne ha discusso in una conferenza assieme agli amministratori della provincia sud (con il sindaco di Cavarzere Henri Tommasi e quello di Cona Alberto Panfilio), ai sindacati, ai medici e ad esponenti di associazioni del volontariato sanitario. L’appuntamento nella sala polifunzionale del municipio clodiense è stato condotto da Bruno Pigozzo, vicepresidente del consiglio regionale, e dalla capogruppo in consiglio comunale a Chioggia Barbara Penzo, che hanno tracciato le linee delle rispettive perplessità in materia, oltre a presentare il libro bianco riguardo i centri servizi per anziani, curato da Claudio Sinigaglia (altro consigliere dem a palazzo Ferro Fini). L’iniziativa è stata anche il prologo di una seduta di commissione consiliare a Chioggia, la quale avrà luogo mercoledì 17 alle ore 11 alla presenza del direttore generale della ULSS 3 Serenissima, Giuseppe dal Ben.
Il PD nota come il piano che sta per entrare in vigore non sia mai stato affrontato sul territorio, con rilievo per le ricadute nella sanità locale; è altresì effettivo il piano di zona assieme a Cavarzere e a Cona. I democratici sono preoccupati per la ristrutturazione del modello ospedaliero veneto, con strutture hub all’Angelo e spoke cui vengono delegate le competenze di minor complessita. «Il nosocomio mestrino non è raggiungibile facilmente dalla provincia sud, con questa Romea», esordisce Barbara Penzo. Che prosegue: «L’incremento dell’offerta all’ospedale di Chioggia, quanto alle migliorie edili e alle macchine acquistate, va di pari passo con il depotenziamento di alcuni reparti, con la migrazione dei medici». La direzione in cui va la politica sanitaria regionale sta per eliminare, secondo i democratici, il concetto di “urgenza” e per obbligare all’integrazione tra sanità e servizi sociali: «Ma nella zona di Chioggia non sono ancora state attivate le strutture intermedie, come l’ospedale di comunità e l’hospice, e ci si trova scoperti. Fa l’effetto di una luce abbassata poco per volta, creando assuefazione». Penzo si dice preoccupata anche per la condivisione dei primari con Dolo, e per l’imminente chiusura del reparto di Anatomia Patologica a fine mese: «Davanti a questi fatti percepisco lontano e assente l’assessore comunale Frizziero», presente peraltro alla conferenza odierna.
Dal canto suo, Bruno Pigozzo snocciola dati e slide per manifestare gli elementi di un possibile intervento correttivo da sollecitare alla manovra: pur condividendo l’impostazione del piano, l’esponente del PD ravvisa alcuni segnali che ritiene giusto correggere. In primis, i team multiprofessionali per le cronicità vedranno lavorare assieme medici del servizio sanitario regionale, medici di base, medici del settore privato poiché viene asserito esserci bisogno della “terza gamba”. Davanti a questa tesi, Pigozzo paventa il rischio di una prevalenza del privato nella governance, come per i fondi integrativi: «Siamo davanti alla fine del sistema universalistico?», si chiede il Partito Democratico. E ancora: «Il privato è complementare o concorrente? I Comuni saranno espropriati nella titolarità dei servizi sociali?». Preso atto che i luoghi di cura rimarranno invariati rispetto al piano precedente del 2014 -con buona pace del Veneto Orientale che sperava nel nuovo ospedale- il progetto di 5 hub nei capoluoghi principali, di 2 ospedali di rilievo per Belluno e Rovigo, e di una rete di spoke con bacino da 200mila abitanti ciascuno mette all’angolo Chioggia e la provincia sud, non capaci di queste cifre.
Il Veneto peraltro, continua Pigozzo, non ha ancora effettuato la riforma degli IPAB prevista già dall’anno 2000: diventeranno aziende pubbliche di servizi? Fondazioni? Anche in questo caso c’è disparità con strutture private di assistenza, che stanno mettendo fuori gioco i centri servizi pubblici per anziani. Una regione diseguale, nota il vicepresidente del consiglio regionale: «Ci sono realtà con zero tempo di liste d’attesa, e altre come Chioggia dove le liste di attesa sono consistenti». Delle strutture previste nel piano sociosanitario 2014, ne sono state realizzate 537 mentre 690 avrebbero dovuto essere completate entro il presente anno: cosa non plausibile, con un esercizio di sano realismo. «Il sistema territoriale è in crisi e difficoltà -analizza Bruno Pigozzo- anche perché c’è chi si rivolge all’ospedale anziché alla struttura di comunità o all’hospice». A proposito di tali istanze, a Chioggia erano stati previsti 5 posti in hospice e 20 nell’ospedale di comunità: nessuno dei due è stato realizzato. «Si va verso maggiori costi a carico dei cittadini e dei Comuni, a risparmiare saranno le ULSS, quindi le Regioni», è l’amaro commento del consigliere di minoranza: «Le liste d’attesa si assottigliano perché le persone rinunciano a curarsi, non riuscendo a pagare».
Anche per questo, il partito diretto da Maurizio Martina presenterà una serie di emendamenti al piano sociosanitario regionale: i limiti alla copertura della non autosufficienza vanno tolti («è una tassa occulta alle famiglie»), trattandosi invece di un livello essenziale di cura che va garantito, aumentando il numero di impegnative regionali. Per la carenza di medici e infermieri, il PD chiederà a ogni ULSS il fabbisogno del personale per integrare gli organici in sofferenza, specie nelle aree periferiche dove le risorse vanno parametrate, come la laguna, le isole e la montagna. Inoltre, misure certe per le cronicità e le pluripatologie specie da invecchiamento, definizione del ruolo dei sindaci che oggi non possono decidere, con un parere vincolante in sede di pianificazione delle strutture e dei posti letto; poi ridurre le differenze interne nel trattamento di minori e disabili, porre un freno al triste primato delle morti nei luoghi di lavoro, aggredire le emergenze come PFAS e West Nile, mettere voce nella programmazione per investimenti. Non ultimo, attrezzarsi per le risposte da dare in termini di servizi alle “nuove” malattie, come l’autismo, la celiachia, i disturbi alimentari o dell’apprendimento.
Se i sindacalisti dei medici denunciano il rischio rassegnazione («questo ci càpita») e il sindaco di Cona Panfilio rammenta l’ostacolo della conformazione geografica osservando una cartina della Città Metropolitana, le strutture convenzionate accreditate fino a un anno fa lamentano tagli anche del 23% operati dalla gestione Dal Ben della ULSS 3: «Non è possibile -dicono gli operatori di fisioterapia- ricevere risposte del tipo “la gente deve cominciare a pagare”, ha tolto anche prestazione dal LEA. E pensare che Padova ha la metà dell’intero budget regionale, e il direttore generale euganeo non opera tagli». A margine del meeting, scambio e assist tra l’assessore comunale Luciano Frizziero (M5S) e l’ex consigliere regionale democratico Lucio Tiozzo; il primo condivide in toto il discorso di Pigozzo («sono cose di buon senso»), attaccando la giunta regionale di destra quanto al «calco pedissequo» del piano di quattro anni fa, senza aumentare le risorse. «Aspettiamo le schede sanitarie e l’attuazione del piano, anche se temo che con l’area handicap in capo al Comune esploderà la questione residenziale», sono le parole di Frizziero. Un appello all’unità territoriale viene da Tiozzo, che teme la perdita del ruolo di ospedale spoke per Chioggia: «Nel 2010 salvammo la struttura da un suo trasferimento in periferia, con l’azione univoca della politica, dei sindacati e delle associazioni. Oggi l’ospedale clodiense è un bell’involucro, ma senza la “benzina” per funzionare del tutto: ad esempio, è in ruolo un solo neurologo. Affidarsi alle strade per raggiungere l’Angelo può significare che in mezz’ora di scarto ti salvi o muori». A questo punto c’è attesa per la commissione di mercoledì prossimo alla presenza del direttore generale Dal Ben, chiesta e ottenuta proprio da Barbara Penzo dopo mesi di attesa.
Il PD nota come il piano che sta per entrare in vigore non sia mai stato affrontato sul territorio, con rilievo per le ricadute nella sanità locale; è altresì effettivo il piano di zona assieme a Cavarzere e a Cona. I democratici sono preoccupati per la ristrutturazione del modello ospedaliero veneto, con strutture hub all’Angelo e spoke cui vengono delegate le competenze di minor complessita. «Il nosocomio mestrino non è raggiungibile facilmente dalla provincia sud, con questa Romea», esordisce Barbara Penzo. Che prosegue: «L’incremento dell’offerta all’ospedale di Chioggia, quanto alle migliorie edili e alle macchine acquistate, va di pari passo con il depotenziamento di alcuni reparti, con la migrazione dei medici». La direzione in cui va la politica sanitaria regionale sta per eliminare, secondo i democratici, il concetto di “urgenza” e per obbligare all’integrazione tra sanità e servizi sociali: «Ma nella zona di Chioggia non sono ancora state attivate le strutture intermedie, come l’ospedale di comunità e l’hospice, e ci si trova scoperti. Fa l’effetto di una luce abbassata poco per volta, creando assuefazione». Penzo si dice preoccupata anche per la condivisione dei primari con Dolo, e per l’imminente chiusura del reparto di Anatomia Patologica a fine mese: «Davanti a questi fatti percepisco lontano e assente l’assessore comunale Frizziero», presente peraltro alla conferenza odierna.
Dal canto suo, Bruno Pigozzo snocciola dati e slide per manifestare gli elementi di un possibile intervento correttivo da sollecitare alla manovra: pur condividendo l’impostazione del piano, l’esponente del PD ravvisa alcuni segnali che ritiene giusto correggere. In primis, i team multiprofessionali per le cronicità vedranno lavorare assieme medici del servizio sanitario regionale, medici di base, medici del settore privato poiché viene asserito esserci bisogno della “terza gamba”. Davanti a questa tesi, Pigozzo paventa il rischio di una prevalenza del privato nella governance, come per i fondi integrativi: «Siamo davanti alla fine del sistema universalistico?», si chiede il Partito Democratico. E ancora: «Il privato è complementare o concorrente? I Comuni saranno espropriati nella titolarità dei servizi sociali?». Preso atto che i luoghi di cura rimarranno invariati rispetto al piano precedente del 2014 -con buona pace del Veneto Orientale che sperava nel nuovo ospedale- il progetto di 5 hub nei capoluoghi principali, di 2 ospedali di rilievo per Belluno e Rovigo, e di una rete di spoke con bacino da 200mila abitanti ciascuno mette all’angolo Chioggia e la provincia sud, non capaci di queste cifre.
Il Veneto peraltro, continua Pigozzo, non ha ancora effettuato la riforma degli IPAB prevista già dall’anno 2000: diventeranno aziende pubbliche di servizi? Fondazioni? Anche in questo caso c’è disparità con strutture private di assistenza, che stanno mettendo fuori gioco i centri servizi pubblici per anziani. Una regione diseguale, nota il vicepresidente del consiglio regionale: «Ci sono realtà con zero tempo di liste d’attesa, e altre come Chioggia dove le liste di attesa sono consistenti». Delle strutture previste nel piano sociosanitario 2014, ne sono state realizzate 537 mentre 690 avrebbero dovuto essere completate entro il presente anno: cosa non plausibile, con un esercizio di sano realismo. «Il sistema territoriale è in crisi e difficoltà -analizza Bruno Pigozzo- anche perché c’è chi si rivolge all’ospedale anziché alla struttura di comunità o all’hospice». A proposito di tali istanze, a Chioggia erano stati previsti 5 posti in hospice e 20 nell’ospedale di comunità: nessuno dei due è stato realizzato. «Si va verso maggiori costi a carico dei cittadini e dei Comuni, a risparmiare saranno le ULSS, quindi le Regioni», è l’amaro commento del consigliere di minoranza: «Le liste d’attesa si assottigliano perché le persone rinunciano a curarsi, non riuscendo a pagare».
Anche per questo, il partito diretto da Maurizio Martina presenterà una serie di emendamenti al piano sociosanitario regionale: i limiti alla copertura della non autosufficienza vanno tolti («è una tassa occulta alle famiglie»), trattandosi invece di un livello essenziale di cura che va garantito, aumentando il numero di impegnative regionali. Per la carenza di medici e infermieri, il PD chiederà a ogni ULSS il fabbisogno del personale per integrare gli organici in sofferenza, specie nelle aree periferiche dove le risorse vanno parametrate, come la laguna, le isole e la montagna. Inoltre, misure certe per le cronicità e le pluripatologie specie da invecchiamento, definizione del ruolo dei sindaci che oggi non possono decidere, con un parere vincolante in sede di pianificazione delle strutture e dei posti letto; poi ridurre le differenze interne nel trattamento di minori e disabili, porre un freno al triste primato delle morti nei luoghi di lavoro, aggredire le emergenze come PFAS e West Nile, mettere voce nella programmazione per investimenti. Non ultimo, attrezzarsi per le risposte da dare in termini di servizi alle “nuove” malattie, come l’autismo, la celiachia, i disturbi alimentari o dell’apprendimento.
Se i sindacalisti dei medici denunciano il rischio rassegnazione («questo ci càpita») e il sindaco di Cona Panfilio rammenta l’ostacolo della conformazione geografica osservando una cartina della Città Metropolitana, le strutture convenzionate accreditate fino a un anno fa lamentano tagli anche del 23% operati dalla gestione Dal Ben della ULSS 3: «Non è possibile -dicono gli operatori di fisioterapia- ricevere risposte del tipo “la gente deve cominciare a pagare”, ha tolto anche prestazione dal LEA. E pensare che Padova ha la metà dell’intero budget regionale, e il direttore generale euganeo non opera tagli». A margine del meeting, scambio e assist tra l’assessore comunale Luciano Frizziero (M5S) e l’ex consigliere regionale democratico Lucio Tiozzo; il primo condivide in toto il discorso di Pigozzo («sono cose di buon senso»), attaccando la giunta regionale di destra quanto al «calco pedissequo» del piano di quattro anni fa, senza aumentare le risorse. «Aspettiamo le schede sanitarie e l’attuazione del piano, anche se temo che con l’area handicap in capo al Comune esploderà la questione residenziale», sono le parole di Frizziero. Un appello all’unità territoriale viene da Tiozzo, che teme la perdita del ruolo di ospedale spoke per Chioggia: «Nel 2010 salvammo la struttura da un suo trasferimento in periferia, con l’azione univoca della politica, dei sindacati e delle associazioni. Oggi l’ospedale clodiense è un bell’involucro, ma senza la “benzina” per funzionare del tutto: ad esempio, è in ruolo un solo neurologo. Affidarsi alle strade per raggiungere l’Angelo può significare che in mezz’ora di scarto ti salvi o muori». A questo punto c’è attesa per la commissione di mercoledì prossimo alla presenza del direttore generale Dal Ben, chiesta e ottenuta proprio da Barbara Penzo dopo mesi di attesa.
VETERINARI ULSS 3: «INIZIATIVE, CORSI E PATENTINO PER IL BUON "PADRONCINO"»
“Chi possiede un cane – dice il dottor Carmine Guadagno, responsabile dei Veterinari dell’Ulss 3 Serenissima – si assume un duplice impegno, verso l’animale e verso la comunità in cui vive: si impegna ad accudire l’animale secondo le leggi, quindi; ma si impegna anche a fare del suo cane un ‘buon cittadino’, che viva nel contesto sociale secondo le regole, e non sia pericoloso per gli altri”.
Avere un cane che sia contemporaneamente sano e “buono” dev'essere l’obiettivo di tutti i possessori. E a sostegno dei proprietari di cane, in questo impegno per una corretta gestione del loro “migliore amico”, sono in campo anche i veterinari dell’Ulss 3 Serenissima.
“Le occasioni offerte ai possessori di cani – sottolinea il dottor Gaudagno – sono molteplici, proposte della Amministrazioni civiche, dalle associazioni cinofile e dai veterinari, pubblici e privati. Come Azienda sanitaria siamo impegnati a sostegno di tutte queste iniziative, con un ruolo di impulso, di coordinamento e di verifica”.
Con questo ruolo, i Veterinari dell’Ulss 3 Serenissima collaborano, ad esempio, al corso che si svolge in queste settimane, organizzato dal Comune di Venezia, a cui sono iscritte una cinquantina di persone: “L’iniziativa propone cinque lezioni scaglionate in un mese – spiega il dottor Guadagno – attraverso le quali i proprietari di cani apprendono tutte le regole e tutte le buone pratiche della convivenza con il proprio animale”.
“Insieme a veterinari privati e a cinofili specializzati – spiega – collaboriamo a questa iniziativa del Comune di Venezia, che è particolarmente strutturata e completa. Nelle tre lezioni introduttive gli specialisti veterinari forniscono a chi ha un cane, o si prepara ad averlo, le informazioni necessarie sulla legislazione vigente in materia di animali d’affezione, la responsabilità civile dei proprietari di cani, i reati contro gli animali, le normative in materia di tutela e benessere degli animali. E’ importante poi che chi possiede un cane abbia almeno alcune informazioni basilari sull’etologia canina e sulle razze, con i loro particolari aspetti, e sullo sviluppo fisico e comportamentale dell’animale. Per essere bravi "possessori di cani", poi, è necessario saper riconoscere i segnali del benessere e del malessere del nostro animale, imparare a gestire i suoi bisogni fondamentali e le cause di sofferenza”.
I veterinari dell’Ulss 3 Serenissima, infine, sottolineano come sia fondamentale che chi possiede un cane sia consapevole della necessità di prevenire i possibili problemi su tre fronti cruciali: quello sanitario, con le azioni di prevenzione e di cura; quello comportamentale, perché un cane è gradito in mezzo agli altri a patto che non crei disagio alle persone a cui si avvicina; e infine quello dell’aggressività, aspetto delicato specie per chi
intende convivere con un animale di grossa taglia, e insieme al suo cane vuole poter convivere con le altre parsone.
Molti dei corsi per possessori di cani dedicano spazio anche, ovviamente, a lezioni “pratiche”. Lo fa anche quello proposto dal Comune con i veterinari privati e con l’Ulss 3 Serenissima, che proseguirà nelle prossime settimane con due lezioni svolte all’aperto, nell’area cani del Parco Albanese, con la presenza degli animali. “Un buon ‘padroncino’ – sottolinea il dottor Guadagno – impara la comunicazione con il proprio cane, che rende migliore la loro relazione. E per evidenziare e correggere i più comuni errori di comunicazione compiuti dai possessori di cani, servono le competenze degli istruttori cinofili: nel corso organizzato con l’Amministrazione civica, ai veterinari si affiancano gli istruttori di ‘WeAnimal’, partner dell’iniziativa, che poi affrontano i temi delle buone norme in passeggiata, dell’abitudine al collare, della toelette, della risposta ai richiami, del gioco”.
Il possessore di cane può ottenere anche un vero e proprio attestato: “I corsi organizzati in ottemperanza alle leggi vigenti – spiega il dottor Guadagno – come questo del Comune realizzato sotto la supervisione dei Veterinari dell’Ulss 3 Serenissima, permettono anche l’acquisizione di uno speciale patentino: c’è un esame finale, che si svolge al termine dell’ultima lezione, superato il quale si consegue l’attestato che è obbligatorio per i possessori di cani classificati dal veterinario come ‘morsicatori’ o ‘potenzialmente pericolosi’. Ma al di là di questa specifica certificazione, una formazione organizzata con qualità e approfondimento è sempre consigliabile a tutti coloro che sono, o che si preparano ad essere, proprietari di cani, e vogliono farlo…con le carte in regola”.
venerdì 5 ottobre 2018
KFC SBARCA A VENEZIA
Il KFC (Kentucky Fried Chicken), catena di fast food statunitense del pollo fritto del "colonnello", dopo aver aperto a Marcon nel 2017 e a Padova il 6 agosto scorso, tenta di sbaragliare la concorrenza anche a Venezia.
La catena, che inaugurerà il suo ristorante martedì 9 ottobre alle ore 11 a due passi dalla stazione e piazzale Roma, dovrà riuscire a reggere alle pressioni del mercato che tanto aveva cercato invano di contrastare l'ex F30.
Il ristorante aprirà proprio sulle ceneri del ristorante cicchetteria F30 che aveva chiuso nella primavera scorsa, caduta per la troppa concorrenza.
La catena, che inaugurerà il suo ristorante martedì 9 ottobre alle ore 11 a due passi dalla stazione e piazzale Roma, dovrà riuscire a reggere alle pressioni del mercato che tanto aveva cercato invano di contrastare l'ex F30.
Il ristorante aprirà proprio sulle ceneri del ristorante cicchetteria F30 che aveva chiuso nella primavera scorsa, caduta per la troppa concorrenza.
CONDIZIONI CRITICHE AL REPARTO VOLO DELLA POLIZIA DI STATO: IL SINDACATO FSP DENUNCIA, "L'UNICO ELICOTTERO RISALE AL 1983"
Il sindacato FSP della Polizia di Stato punta l'indice sulle condizioni del 10° Reparto Volo di Venezia. "L’ultima Mostra del Cinema di Venezia, ne è stata la riprova - scrive in una nota il segretario regionale Mauro Armelao - e ancora una volta sono venute a galla le criticità che da troppo tempo permangono in questo importante Reparto della Polizia di Stato, che ha competenza territoriale su tutto il Triveneto». Spiega Armelao: «Durante la Mostra del Cinema, per far fronte agli innumerevoli servizi operativi, l'amministrazione è stata costretta a far arrivare un elicottero da Pescara (costato molti soldi) in quanto in quel periodo, l’unico elicottero “sano” era in riparazione da più di tre mesi. Siamo costantemente alle solite. L’operatività attuale del Reparto Volo è ai minimi termini, essendoci in uso solamente un 109 del 1983, che soltanto grazie alla buona volontà del personale è ancora più o meno funzionante (unico in Italia).
Un elicottero che viene utilizzato in caso di interventi delicati ed urgenti quali rapine, ordine pubblico, vigilanza aerea durante l’arrivo e la partenza di voli a rischio. Oltre a questo ormai vetusto elicottero vi è un aereo P68, che però -pur cercando di fare il lavoro dell’elicottero- ha ovviamente molti limiti, mentre per altri servizi è efficace, ad esempio il trasporto urgente di organi e la vigilanza stradale». Il sindacato FSP Polizia di Stato da anni si batte per migliorare la situazione, «ma i precedenti governi - continua il comunicato - erano sordi. Ora, davanti a questa situazione che non fa altro che svilire il personale pilota e specialista, il quale si è ormai rassegnato di lavorare nel Reparto considerato la cenerentola d’Italia, non possiamo far altro che sensibilizzare l’opinione pubblica e la politica nazionale e regionale. Sappiamo che nel 2019 la Polizia di Stato dovrebbe acquistare dei nuovi velivoli, e per questo ci appelliamo agli onorevoli eletti nel Triveneto affinché vengano in visita al Reparto Volo di Venezia e si adoperino per far assegnare, finalmente, velivoli più moderni e adeguati al contesto socioeconomico in cui è inserito il Reparto». Armelao e FSP invitano anche il ministro Salvini e i presidenti regionali Zaia, Fedriga e Kompatscher a far visita al Reparto, così da rendersi conto della sua importanza anche nel vigilare il confine nordorientale del Paese.
Un elicottero che viene utilizzato in caso di interventi delicati ed urgenti quali rapine, ordine pubblico, vigilanza aerea durante l’arrivo e la partenza di voli a rischio. Oltre a questo ormai vetusto elicottero vi è un aereo P68, che però -pur cercando di fare il lavoro dell’elicottero- ha ovviamente molti limiti, mentre per altri servizi è efficace, ad esempio il trasporto urgente di organi e la vigilanza stradale». Il sindacato FSP Polizia di Stato da anni si batte per migliorare la situazione, «ma i precedenti governi - continua il comunicato - erano sordi. Ora, davanti a questa situazione che non fa altro che svilire il personale pilota e specialista, il quale si è ormai rassegnato di lavorare nel Reparto considerato la cenerentola d’Italia, non possiamo far altro che sensibilizzare l’opinione pubblica e la politica nazionale e regionale. Sappiamo che nel 2019 la Polizia di Stato dovrebbe acquistare dei nuovi velivoli, e per questo ci appelliamo agli onorevoli eletti nel Triveneto affinché vengano in visita al Reparto Volo di Venezia e si adoperino per far assegnare, finalmente, velivoli più moderni e adeguati al contesto socioeconomico in cui è inserito il Reparto». Armelao e FSP invitano anche il ministro Salvini e i presidenti regionali Zaia, Fedriga e Kompatscher a far visita al Reparto, così da rendersi conto della sua importanza anche nel vigilare il confine nordorientale del Paese.
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