Il presidente della giunta regionale Luca Zaia, in visita alla sede della Protezione Civile regionale a Marghera dove opera l’unità di crisi istituita per seguire l’andamento dell’ondata di maltempo che sta investendo il Veneto, ha fatto il punto della situazione assieme all’assessore alla Protezione Civile Gianpaolo Bottacin, al dirigente d’area Nicola dell’Acqua e al direttore interregionale dei Vigili del Fuoco Veneto-Trentino Alto Adige Fabio Dattilo. «Siamo preoccupati – ha detto Zaia – perché le previsioni meteo confermano una situazione analoga, se non peggiore, a quella che il Veneto ha conosciuto nel 1966 e nel 2010. Il terreno in molte zone è già saturo d’acqua, i fiumi sono ingrossati e il mare per lo scirocco non riceve. Ricordo che nel 2010 l’alluvione ha colpito 135 Comuni veneti e 10400 famiglie e imprese. La differenza sta nel fatto che ora non ha nevicato, ma soprattutto che allora non avevamo le opere che oggi ci sono: abbiamo messo infatti in sicurezza gli argini dei corsi d’acqua, abbiamo realizzato i bacini di laminazione come Trissino e Caldogno, e altri ne stiamo realizzando. L’allerta rossa di questi giorni è per noi quindi uno “stress test” per capire se le opere realizzate sono già sufficienti per affrontare situazioni estreme».
Continua il presidente: «La squadra della Protezione Civile regionale si è mossa bene, l’esperienza ha insegnato qualcosa e anche i bacini montani sono stati salvaguardati e sono pronti a ricevere acqua. Abbiamo dichiarato lo stato di massima allerta perché non vogliamo che neanche un’unghia della nostra popolazione sia messa a rischio. Prenderei in ogni caso esattamente le stesse decisioni. Non siamo catastrofisti ma agiamo a ragion veduta. La situazione avrà ancora un picco a partire dal pomeriggio di oggi ma la macchina della prevenzione è in funzione e alle tante offerte di aiuto provenienti da singoli cittadini, che ringrazio, dico che al momento non c’è necessità di supporto. Voglio invece fare un appello a tutti, in particolare ai più giovani: evitate le zone pericolose, soprattutto evitate di fare foto o filmati col telefono. Restate distanti dalle zone in cui si vede la forza della natura all’opera». Da parte sua l’assessore Bottacin ha confermato come l’unità di crisi allargata, che rappresenta una novità, sia pienamente operativa e la Regione stia coordinando le sette Prefetture. Il picco massimo delle precipitazioni è previsto nel pomeriggio e in serata ma – ha rilevato Bottacin – le conseguenze si avvertiranno più tardi sulla portata dei corsi dell’acqua che sono costantemente monitorati.
Sono circa 10mila i volontari della Protezione Civile già allertati e un migliaio fanno parte di squadre specializzate: dell’Acqua ha confermato che, al di là della mancanza di percezione del rischio da parte della popolazione, sono i modelli previsionali a dire che ci possono essere criticità. Per questo più squadre di protezione civile sono pronte nell’eventualità di esondazioni. L’ingegner Dattilo ha sottolineato che la Protezione Civile è un sistema di cui i circa mille Vigili del Fuoco veneti sono parte, e anche a fronte della prevista recrudescenza del maltempo il sistema è pronto a intervenire. «È un’emergenza con molti fronti – ha concluso Zaia – ma sono particolarmente preoccupato per la situazione del Piave, per il quale la statistica dice che nell’arco di cent'anni è altamente probabile un ritorno della piena storica. Non si ripresenta dal 1966, ma il rischio è alto, soprattutto perché il corso del fiume va ripulito dalla vegetazione e dagli alberi che possono bloccare i ponti ove portati via dalla corrente. Ora è in corso la progettazione della diga a Ciano del Montello, un’opera da 54 milioni di euro per la sicurezza dal rischio idrogeologico».
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