Arriva alle fasi cruciali il processo Laguna Reset, che vede coinvolti almeno 40 vongolari di tutta la laguna per fatti inerenti al 2014, quando la Guardia di Finanza li sorprese a pescare in acque palesemente inquinate. Nell’aula bunker di Mestre, ieri il sostituto procuratore Giorgio Gava ha chiesto condanne per complessivi 60 anni di reclusione: il reato ipotizzato è frode commerciale, con sanzioni per oltre 735mila euro e confische per quasi mezzo milione. La causa ha finora portato in carcere 7 persone, 17 agli arresti domiciliari, 16 con obbligo di dimora e ne ha indagate 120: la rasca e le turbosoffianti erano entrate in azione al Tronchetto, a Fusina, a Campalto, alle Giare e negli scarichi delle fabbriche di Porto Marghera. I prodotti poi sarebbero finiti sulle tavole delle regioni meridionali, senza alcuna documentazione sanitaria dell’origine. La truffa riguarda anche la quantità del pescato, annotato con cifre dimezzate rispetto a quelle reali. Fra i 40 caparossolanti coinvolti, 14 sono chioggiotti (con richieste di condanna attorno all’anno di reclusione) e molti di Cavallino-Treporti, con pene più pesanti. Circa trenta imputati hanno già scelto la strada del patteggiamento o del rito abbreviato per uscire anticipatamente dal processo. Si attendono ora le requisitorie della difesa e la sentenza del collegio giudicante.
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