mercoledì 10 ottobre 2018

IL PIANO SOCIOSANITARIO DEL VENETO NELLE OSSERVAZIONI DEL PARTITO DEMOCRATICO IN UNA CONFERENZA A CHIOGGIA

Fra ottobre e novembre il consiglio regionale veneto licenzierà il prossimo piano sociosanitario per il periodo 2019-2023, e oggi pomeriggio il Partito Democratico di Chioggia ne ha discusso in una conferenza assieme agli amministratori della provincia sud (con il sindaco di Cavarzere Henri Tommasi e quello di Cona Alberto Panfilio), ai sindacati, ai medici e ad esponenti di associazioni del volontariato sanitario. L’appuntamento nella sala polifunzionale del municipio clodiense è stato condotto da Bruno Pigozzo, vicepresidente del consiglio regionale, e dalla capogruppo in consiglio comunale a Chioggia Barbara Penzo, che hanno tracciato le linee delle rispettive perplessità in materia, oltre a presentare il libro bianco riguardo i centri servizi per anziani, curato da Claudio Sinigaglia (altro consigliere dem a palazzo Ferro Fini). L’iniziativa è stata anche il prologo di una seduta di commissione consiliare a Chioggia, la quale avrà luogo mercoledì 17 alle ore 11 alla presenza del direttore generale della ULSS 3 Serenissima, Giuseppe dal Ben.

Il PD nota come il piano che sta per entrare in vigore non sia mai stato affrontato sul territorio, con rilievo per le ricadute nella sanità locale; è altresì effettivo il piano di zona assieme a Cavarzere e a Cona. I democratici sono preoccupati per la ristrutturazione del modello ospedaliero veneto, con strutture hub all’Angelo e spoke cui vengono delegate le competenze di minor complessita. «Il nosocomio mestrino non è raggiungibile facilmente dalla provincia sud, con questa Romea», esordisce Barbara Penzo. Che prosegue: «L’incremento dell’offerta all’ospedale di Chioggia, quanto alle migliorie edili e alle macchine acquistate, va di pari passo con il depotenziamento di alcuni reparti, con la migrazione dei medici». La direzione in cui va la politica sanitaria regionale sta per eliminare, secondo i democratici, il concetto di “urgenza” e per obbligare all’integrazione tra sanità e servizi sociali: «Ma nella zona di Chioggia non sono ancora state attivate le strutture intermedie, come l’ospedale di comunità e l’hospice, e ci si trova scoperti. Fa l’effetto di una luce abbassata poco per volta, creando assuefazione». Penzo si dice preoccupata anche per la condivisione dei primari con Dolo, e per l’imminente chiusura del reparto di Anatomia Patologica a fine mese: «Davanti a questi fatti percepisco lontano e assente l’assessore comunale Frizziero», presente peraltro alla conferenza odierna.

Dal canto suo, Bruno Pigozzo snocciola dati e slide per manifestare gli elementi di un possibile intervento correttivo da sollecitare alla manovra: pur condividendo l’impostazione del piano, l’esponente del PD ravvisa alcuni segnali che ritiene giusto correggere. In primis, i team multiprofessionali per le cronicità vedranno lavorare assieme medici del servizio sanitario regionale, medici di base, medici del settore privato poiché viene asserito esserci bisogno della “terza gamba”. Davanti a questa tesi, Pigozzo paventa il rischio di una prevalenza del privato nella governance, come per i fondi integrativi: «Siamo davanti alla fine del sistema universalistico?», si chiede il Partito Democratico. E ancora: «Il privato è complementare o concorrente? I Comuni saranno espropriati nella titolarità dei servizi sociali?». Preso atto che i luoghi di cura rimarranno invariati rispetto al piano precedente del 2014 -con buona pace del Veneto Orientale che sperava nel nuovo ospedale- il progetto di 5 hub nei capoluoghi principali, di 2 ospedali di rilievo per Belluno e Rovigo, e di una rete di spoke con bacino da 200mila abitanti ciascuno mette all’angolo Chioggia e la provincia sud, non capaci di queste cifre.

Il Veneto peraltro, continua Pigozzo, non ha ancora effettuato la riforma degli IPAB prevista già dall’anno 2000: diventeranno aziende pubbliche di servizi? Fondazioni? Anche in questo caso c’è disparità con strutture private di assistenza, che stanno mettendo fuori gioco i centri servizi pubblici per anziani. Una regione diseguale, nota il vicepresidente del consiglio regionale: «Ci sono realtà con zero tempo di liste d’attesa, e altre come Chioggia dove le liste di attesa sono consistenti». Delle strutture previste nel piano sociosanitario 2014, ne sono state realizzate 537 mentre 690 avrebbero dovuto essere completate entro il presente anno: cosa non plausibile, con un esercizio di sano realismo. «Il sistema territoriale è in crisi e difficoltà -analizza Bruno Pigozzo- anche perché c’è chi si rivolge all’ospedale anziché alla struttura di comunità o all’hospice». A proposito di tali istanze, a Chioggia erano stati previsti 5 posti in hospice e 20 nell’ospedale di comunità: nessuno dei due è stato realizzato. «Si va verso maggiori costi a carico dei cittadini e dei Comuni, a risparmiare saranno le ULSS, quindi le Regioni», è l’amaro commento del consigliere di minoranza: «Le liste d’attesa si assottigliano perché le persone rinunciano a curarsi, non riuscendo a pagare».
Anche per questo, il partito diretto da Maurizio Martina presenterà una serie di emendamenti al piano sociosanitario regionale: i limiti alla copertura della non autosufficienza vanno tolti («è una tassa occulta alle famiglie»), trattandosi invece di un livello essenziale di cura che va garantito, aumentando il numero di impegnative regionali. Per la carenza di medici e infermieri, il PD chiederà a ogni ULSS il fabbisogno del personale per integrare gli organici in sofferenza, specie nelle aree periferiche dove le risorse vanno parametrate, come la laguna, le isole e la montagna. Inoltre, misure certe per le cronicità e le pluripatologie specie da invecchiamento, definizione del ruolo dei sindaci che oggi non possono decidere, con un parere vincolante in sede di pianificazione delle strutture e dei posti letto; poi ridurre le differenze interne nel trattamento di minori e disabili, porre un freno al triste primato delle morti nei luoghi di lavoro, aggredire le emergenze come PFAS e West Nile, mettere voce nella programmazione per investimenti. Non ultimo, attrezzarsi per le risposte da dare in termini di servizi alle “nuove” malattie, come l’autismo, la celiachia, i disturbi alimentari o dell’apprendimento.

Se i sindacalisti dei medici denunciano il rischio rassegnazione («questo ci càpita») e il sindaco di Cona Panfilio rammenta l’ostacolo della conformazione geografica osservando una cartina della Città Metropolitana, le strutture convenzionate accreditate fino a un anno fa lamentano tagli anche del 23% operati dalla gestione Dal Ben della ULSS 3: «Non è possibile -dicono gli operatori di fisioterapia- ricevere risposte del tipo “la gente deve cominciare a pagare”, ha tolto anche prestazione dal LEA. E pensare che Padova ha la metà dell’intero budget regionale, e il direttore generale euganeo non opera tagli». A margine del meeting, scambio e assist tra l’assessore comunale Luciano Frizziero (M5S) e l’ex consigliere regionale democratico Lucio Tiozzo; il primo condivide in toto il discorso di Pigozzo («sono cose di buon senso»), attaccando la giunta regionale di destra quanto al «calco pedissequo» del piano di quattro anni fa, senza aumentare le risorse. «Aspettiamo le schede sanitarie e l’attuazione del piano, anche se temo che con l’area handicap in capo al Comune esploderà la questione residenziale», sono le parole di Frizziero. Un appello all’unità territoriale viene da Tiozzo, che teme la perdita del ruolo di ospedale spoke per Chioggia: «Nel 2010 salvammo la struttura da un suo trasferimento in periferia, con l’azione univoca della politica, dei sindacati e delle associazioni. Oggi l’ospedale clodiense è un bell’involucro, ma senza la “benzina” per funzionare del tutto: ad esempio, è in ruolo un solo neurologo. Affidarsi alle strade per raggiungere l’Angelo può significare che in mezz’ora di scarto ti salvi o muori». A questo punto c’è attesa per la commissione di mercoledì prossimo alla presenza del direttore generale Dal Ben, chiesta e ottenuta proprio da Barbara Penzo dopo mesi di attesa.

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