Preoccupazione per la possibilità che l’Unione Europea ceda alla richiesta da parte della Croazia sulla denominazione Prosek a quanto si evidenzia dalle parole del Presidente della Regione Veneto Luca Zaia che definisce scandaloso e imbarazzante ciò che sta accadendo.
Non è possibile che l’Europa possa autorizzare che il termine Prosek, che definisce una tipicità veneta, diventi denominazione di un vino croato. Secondo Zaia l’Europa deve chiudere velocemente questa partita.
“Tra i tanti motivi di un no secco al Prosek - afferma Zaia – c’è una riserva del nome
con un decreto del 2009 che firmai quand’ero Ministro, riconosciuto dall’Europa, e c’è
il pronunciamento dell’Unesco che, nel 2019, ha dichiarato Patrimonio dell’Umanità le
Colline del Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene”. A ciò si aggiunge inoltre una serie di una serie di motivazioni storiche; la prima menzione del termine “Prosecco” risale al 20 settembre 1382.
Con il termine si è sempre definito lo specifico vino proveniente dai territori del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia, legame su cui si basa la DOC Prosecco.
Prosek è il nome che era stato dato, durante il periodo di dominazione austro ungarico, alla città di Prosecco, nella seconda metà del XVI secolo, riportato a Prosecco in una denominazione cartografica successiva. Ciò sottolinea il fatto che Proseck e Prosecco indichino la stessa area e quindi abbiano la medesima identità. Solo qua, conclude Zaia, si può parlare di Prosecco e di Prosek, un’area geografica che nulla ha a che fare con il territorio croato.
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