sabato 19 dicembre 2015

SALVATA RAGAZZA DI 30 ANNI SALVATA DALLA CARDIOLOGIA DI MIRANO

“La Cardiologia di Mirano mi ha fatto il più bel regalo di Natale, curandomi” I ringraziamenti di una ragazza di 30 anni, operata per una rara patologia cardiovascolare congenita Martedì 15 dicembre Alessia Tallon è rinata per la seconda volta. Si è risvegliata nella sala di Emodinamica dell’Ospedale di Mirano, dopo un intervento delicatissimo a cui si è sottoposta per una malattia cardiovascolare congenita molto rara: la coartazione totale dell’aorta. “Quando ho riaperto gli occhi – ha commentato Alessia nella sua camera, all’interno del reparto cardiologico – ho pianto di gioia. Avevo rimandato più volte questo intervento per paura, sapevo che era molto delicato. Ringrazio il dottor Saccà e tutta l’équipe che mi ha operata: per me e la mia famiglia questo è il più bel regalo di Natale che potessi ricevere”. Alessia ha trent’anni ed è nata con questa rara anomalia congenita dell’aorta che non si limitava al solo suo restringimento, ma la occludeva completamente. “L’aorta – ha spiegato il primario facente funzioni di Cardiologia di Mirano, Salvatore Saccà - è l’arteria principale del corpo, dalla quale tutte le altre arterie del corpo derivano. Dopo che lascia il cuore, l’aorta si dirama in altre arterie, ma l’aorta principale continua attraverso il torace, l’addome e rifornisce di sangue la metà inferiore del corpo e le gambe. Nella ragazza che abbiamo operato, l’aorta era chiusa e, per meccanismi compensatori, si erano nel tempo sviluppati dei vasi già esistenti che contribuivano, anche se con fatica, ad alimentare l’aorta chiusa e a portare sangue e ossigeno al resto degli organi. Alessia, però, doveva assolutamente eseguire un intervento perché soffriva di pressione molto alta che col tempo avrebbe provocato importanti e gravi complicazioni per la sua salute”. l'ospedale di Mirano Alessia ha subito un intervento di angioplastica con sedazione locale: in pratica Saccà, coadiuvato dall’anestesista Elisa Canova, i cardiochirurghi di Mestre Alberto Terrini e Vera Renier, più il personale infermieristico, ha perforato con un sondino il diaframma che chiudeva l’arteria, praticando multiple dilatazioni dell’aorta con “palloncini” man mano sempre più grandi fino a dilatarla completamente, fissandola con uno stent. Se l’intervento non fosse andato a buon fine, Alessia avrebbe dovuto successivamente sottoporsi ad un intervento cardiochirurgico “più invasivo”, con una degenza in ospedale più lunga, almeno una decina di giorni e una riabilitazione postchirurgica”. Intanto Alessia sta recuperando in fretta le sue forze e oggi potrà far rientro a casa propria, a San Stino di Livenza. “Interventi come questo della nostra Cardiologia – ha commentato il direttore sanitario dell’Ulss 13 Livio Dalla Barba – che ridanno un sorriso e una speranza alle persone malate, vanno sostenuti e promossi. Un grazie al personale coinvolto in questa operazione, ricordando anche l’importanza della sinergia con i cardiochirurghi mestrini”.

Nessun commento:

Posta un commento