«L’opinione pubblica pare aver abbassato la guardia, ma quanto alle dipendenze è sempre più emergenza. La droga oggi non fa più paura, perché si muore di meno e il consumo appare coniugabile con la vita quotidiana: ma l’età del primo "sballo" continua ad abbassarsi e sono quadruplicati i minori sanzionati. Continuiamo a investire molto nei servizi di prevenzione e cura, ma non basta: c’è un intero modello organizzativo da ripensare».
È una riflessione a voce alta, quella dell’assessora ai Servizi Sociali della Regione Veneto, Manuela
Lanzarin, di fronte alle cifre diffuse in occasione della XXXII Giornata Mondiale dedicata
alla Lotta alla droga, istituita dall’Assemblea delle Nazioni Unite.
In Veneto gli utenti dei Servizi pubblici per le Dipendenze delle 9 Ulss sono circa 20mila, e uno su 4 ha meno di 29 anni, con un netto incremento nella fascia degli adolescenti under 18.
Accanto alla rete dei servizi pubblici opera la rete delle 33 comunità terapeutiche (30 del privato-sociale e 3 pubbliche), che ogni anno accolgono nelle proprie strutture (un centinaio) circa 1300 persone con problemi di alcool, droga, disturbi psichici correlati all’assunzione di sostanze. Delle 33 comunità, una è specializzata nell’accoglienza di minori con problemi di dipendenza e tre accolgono mamme tossicodipendenti con i loro bambini.
«Sin dagli anni Ottanta il Veneto è stata regione antesignana nel coniugare la risposta sanitaria dei Ser.D con il lavoro sociale di prevenzione e accoglienza e reinserimento nel territori svolto dalle comunità terapeutiche», sottolinea l’assessora. «Anche quest’anno la Regione investe 25 milioni di euro del proprio bilancio per sostenere il lavoro educativo delle comunità e finanzia con 420 mila euro progetti di prevenzione e di "primo aggancio" rivolti ai giovani, che coinvolgono anche i luoghi del divertimento».
Ma di fronte ai cambiamenti sociali e culturali in atto, e al dilagare di nuove e vecchie droghe, dai cannabinoidi al gioco d’azzardo, Lanzarin crede «sia necessario ripensare contenuti e modalità dei programmi terapeutici dei servizi e delle comunità, e sperimentare nuovi percorsi e nuovi standard organizzativi. Se negli ultimi due anni il consumo tra minorenni è quadruplicato, e se negli adolescenti aumentano esponenzialmente i disturbi psichici legati all’abuso di sostanze, l’approccio non può certo più essere quello della riduzione del danno. C’è una emergenza ragazzi da affrontare, sia in termini educativi, sia in termini di servizi e di nuova progettualità tra pubblico e terzo settore. Promuoverò un tavolo di confronto con le comunità terapeutiche per ripensare assieme come rilanciare la proposta educativa e l’alleanza tra servizi, scuola e famiglie».
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