Si chiama Davide ed è nato all'ospedale di Mirano alle 0.53, il primo nato del 2020 nel territorio dell'ULSS 3 Serenissima. Davide è il sesto figlio di una coppia originaria della Costa d'Avorio e residente a Marghera: è nato con parto spontaneo e alla nascita pesava 3 kg e 860 grammi. Sono in tutto sei i primi nati nella notte e stamane: Nicolas Vlad è venuto al mondo a Dolo alle 3.23 da una famiglia di origine rumena; a Mestre invece la prima nata è una bambina, Emma Lucia, che ha visto la luce alle 9.47 di oggi. Ma la prima femmina in assoluto nel 2020 veneziano è stata registrata sempre all'ospedale di Mirano, dove alle 2.57 è nata Arianna. A Mirano festeggiano anche le famiglie di Christian e Ludovico: «Diamo un saluto accogliente ai nuovi nati - ha commentato il direttore generale Giuseppe dal Ben - perché la nascita di questi nuovi cittadini nella prima notte dell’anno è un segno di buon auspicio».
Devono ancora attendere il primo lieto evento le strutture di Venezia e Chioggia, dove l'ultima nascita si è verificata la mattina del 29 dicembre ad opera di una mamma di Pellestrina. Sono stati in tutti 511 i bambini nati nel 2019 all'ospedale di Chioggia, numero che ha consentito al nosocomio della laguna sud di mantenere il punto nascite secondo i parametri regionali; 373 i neonati di Venezia (la quale gode di una deroga per via della specificità geografica), 521 quelli di Dolo, 815 a Mirano e 1921 a Mestre, per un totale di 4141 bambini nell'ULSS 3 Serenissima. L'ultimo a venire al mondo nel 2019 è stato Diego, alle 21.50 del 31 dicembre, all'ospedale di Mestre.
Il direttore Dal Ben ha visitato questa mattina gli ospedali del suo mandamento, appuntamento fisso cominciato poco prima delle 8 da Chioggia per proseguire poi nelle altre località: il vertice dell'unità sanitaria ha augurato buon anno ai degenti e ai lavoratori dei reparti di Geriatria, Pneumologia, Medicina, Ostetricia, Pediatria, Pronto Soccorso e della centrale operativa del 118 di Venezia. «Un dovere - ha concluso Dal Ben - ma anche un piacere, ogni anno, vedere la dedizione e l'impegno di chi è al servizio negli ospedali, mentre altri sono in famiglia o in festa. Gli operatori non si sottraggono, con consapevolezza, ad accogliere l'utenza costretta a rivolgersi alla sanità pubblica anche a Capodanno».
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