«Con queste regole, il governo non riuscirà a pagare le indennità ai lavoratori entro il 15 aprile». Il Consiglio dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro di Venezia lancia l'allarme: l'eccessiva burocrazia e i blocchi del sito dell'INPS continuano a dare i propri effetti, pertanto i professionisti del settore chiedono che l'acconto sia versato direttamente nei conti correnti dei singoli lavoratori.
«È evidente - scrive la presidente Patrizia Gobat - che, ad oggi, non si può fare più niente per arrivare al 15 aprile con i pagamenti degli ammortizzatori sociali ai lavoratori dipendenti. Centinaia di migliaia di domande di CIGO e FIS si accumulano da due settimane negli archivi delle sedi INPS di tutt’Italia che, ad oggi, non hanno ancora iniziato alcuna istruttoria».
Per quel che riguarda la CIG in deroga, ad oggi, non tutte le Regioni hanno pubblicato il decreto di recepimento delle misure previste dal decreto Cura Italia; per quelle che invece si sono mosse in tempo c’è il problema della frastagliata procedura per l’invio della domanda di accesso, e dei continui intoppi e blocchi nell’invio delle pratiche.
In attesa che lo stato recepisca tutte le semplificazioni richieste dai consulenti del lavoro, l’unica soluzione secondo l'Ordine è dare un acconto di 600-800 euro a tutti i lavoratori dipendenti come è stato fatto per gli autonomi: «L'IBAN dei percipienti potrebbe essere inviato all'INPS attraverso il cassetto previdenziale delle aziende - continua Gobat - facendo in modo che l'ente previdenziale abbia il tempo di istruire le pratiche ed effettuare i conguagli nei flussi Uniemens di aprile e maggio».
I passaggi della procedura attuale, rileva la presidente, sono obbligatori «e quindi non si risolverà niente con l’anticipazione delle banche, anche perché ad ora poche hanno aderito alla convenzione. Perciò i lavoratori non incasseranno un euro almeno fino al mese di maggio! Se l’INPS e il governo non porranno immediatamente rimedio a questa situazione, si scatenerà una drammatica emergenza economica e sociale, perché tantissimi lavoratori non avranno i soldi per fare la spesa!».
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