mercoledì 10 giugno 2020

CASE DI RIPOSO, I SINDACATI VENETI DEI PENSIONATI CHIEDONO LA RIFORMA DELLE RESIDENZE E OSSERVATORI IN OGNI PROVINCIA

Cosa succederà nelle case di riposo venete ora che la situazione si sta “normalizzando” dopo la decimazione causata dal Coronavirus? È la domanda che i sindacati dei pensionati di CGIL, CISL e UIL pongono alla Regione Veneto, di fronte a un numero impressionante di morti (810) che, a loro avviso, testimonia la fragilità delle residenze per anziani e che ne imporrebbe una immediata riforma.
Partendo da tali considerazioni, SPI CGIL, FNP CISL e UILP lanciano un appello a palazzo Balbi, affinché sia riconvocato subito il tavolo regionale, coinvolgendo tutti gli attori in campo, e vengano istituiti osservatòri provinciali (come quello avviato nel Trevigiano) per monitorare in modo sistematico la situazione nelle case di riposo venete e programmare i necessari interventi.
«In Veneto sono morte a causa dell’epidemia quasi duemila persone - commentano i segretari generali veneti Elena di Gregorio (SPI CGIL), Vanna Giantin (FNP CISL) e Fabio Osti (UILP) - fra queste, 810 erano ospiti delle residenze per anziani. È la palese dimostrazione che, come diciamo da tempo, tali strutture vanno riformate anche in considerazione del fatto che gli ospiti hanno una età media superiore agli 85 anni, e la maggior parte di loro non è autosufficiente.
Ciò che è successo deve essere da stimolo per un cambiamento strutturale delle residenze per anziani, e non lo si può archiviare come un fatto eccezionale e isolato. Va ripensata tutta la filiera della cura: gli anziani sono una risorsa per la comunità, e non un peso. Per questo chiediamo l’immediata riconvocazione del tavolo regionale e la creazione di osservatòri provinciali permanenti in merito alle residenze del territorio. Soprattutto, chiediamo che nella riforma futura delle residenze queste rientrino nel piano di riorganizzazione della sanità pubblica».
Allo stato attuale, la Regione ha emanato le linee guida che riguardano l’accesso di nuovi ospiti e dei familiari all’interno delle strutture «ma - aggiungono le sigle sindacali - chi controllerà come verranno applicate nelle singole residenze? La Regione spiega solo le nuove modalità di ammissione e accesso di anziani nelle case di riposo, ma non c’è alcun accenno a come deve essere fatta la riorganizzazione. Poi non si parla di riforma, di quelle pubbliche e dei controlli in quelle private».
Sul fronte degli accertamenti, i sindacati dei pensionati veneti approvano l’istituzione della commissione d’inchiesta che deve fare luce su quanto accaduto nelle case di riposo: «In questo momento una operazione “verità” è più che mai necessaria. Anche la Regione ha però le proprie responsabilità, perché è intervenuta tardi, quando il dramma nelle residenze venete si stava già consumando. In più spetta a palazzo Balbi l’accreditamento e il finanziamento della quota sanitaria delle case di riposo: non può lavarsene le mani».
La commissione d’inchiesta deve essere un punto di partenza per avviare una riforma del sistema perché, ribadiscono i segretari delle organizzazioni sindacali, «le residenze per anziani non sono più adeguate alle nuove esigenze, soprattutto sanitarie, di chi vi è ricoverato. La salute degli ospiti non può essere lasciata nelle mani del mercato: il dramma di questi mesi non deve ripetersi mai più».

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