Conosce strascichi giudiziari la vicenda relativa alla mancata approvazione del bilancio consuntivo 2019 per l'Autorità Portuale, dopo la bocciatura da parte dei consiglieri delegati dalla Regione Veneto e dalla Città Metropolitana di Venezia. Se questi ultimi (Anna Maria Campitelli e Fabrizio Giri) hanno presentato un esposto alla Procura per il contributo da 9 milioni a fondo perduto alle aziende del gruppo Mantovani che si occupano del terminal di Fusina -con prolungamento della concessione per dieci anni- il presidente dell'ente Pino Musolino risponde per le rime giudiziarie.
Il vertice dell'Autorità Portuale ha comunicato, attraverso Twitter e un dialogo con il giornalista Michele Fullin, riportato nel numero odierno del Gazzettino, che intenderà egli stesso adire le vie legali: «Vado volentieri in Procura - ha detto Musolino - perché sono in possesso dei documenti, degli atti, delle registrazioni e dei verbali che attestano la totale correttezza dell'operato mio e dei miei collaboratori. Posso rispondere a domande relative a ogni riga del bilancio».
L'Autorità di Sistema ha inviato alla Procura della Corte dei Conti una nota per segnalare la potenziale paralisi dell'attività, dovuta al blocco di bilancio definito «immotivato»: sullo sfondo, il possibile danno erariale che i consiglieri nominati da Zaia e Brugnaro potrebbero causare con la propria condotta, dal momento che il Comitato di Gestione del Porto prevede responsabilità precise per i suoi membri. L'ente aveva concluso il 2019 con un utile di 11 milioni e un avanzo di 26.
Pino Musolino, che ha informato anche il Ministero delle Infrastrutture, ha annunciato querela per calunnia nei confronti di Campitelli e Giri, dei quali è pronto a produrre gli incartamenti che attestano gli incontri professionali avuti in due anni. Il presidente dell'Autorità si dice forte del consenso nazionale espresso a più livelli da agenti marittimi, lavoratori portuali, armatori: «Prendo per buone le dichiarazioni di Zaia - conclude Musolino - il quale ha detto che non era a conoscenza di niente, avendo dato carta bianca, e che se i bilanci sono buoni vanno votati».
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