Si avvicina il momento della verità per il deposito di gnl, gas naturale liquefatto, previsto a Porto Marghera da parte della società Venice lNG. Il progetto, presentato due anni fa e finanziato dall'Unione Europea per circa 100 milioni (in quanto gli Stati devono assicurare impianti di rifornimento nei porti alle navi in transito), è ora all'esame della commissione di Salvaguardia nella seduta del prossimo 4 febbraio: nonostante l'impianto cadrebbe esternamente rispetto alla conterminazione lagunare, limite sancito dalla Legge Speciale per Venezia, il carico e lo scarico delle navi avverrebbe per via acquea, lungo il canale che da Malamocco conduce a Marghera.
La commissione di Salvaguardia dovrà considerare le 14 prescrizioni richieste dalla commissione che ha valutato l'impatto ambientale nel 2019, approvando il progetto: tra esse, l'impatto sulle falde e la qualità delle acque, le garanzie dal "rischio Seveso" per prevenire incidenti industriali, la sicurezza della navigazione, le emissioni e i rumori. Si tratta comunque di terreni già bonificati, come rileva uno studio di 263 pagine della società specializzata RINA di Genova.
Anche l'Autorità Portuale di Sistema per l'Adriatico settentrionale aveva dato il suo benestare all'operazione, dal momento che il gnl è ritenuto un carburante "green" che inquina meno del petrolio e del diesel. Vale notare come per il deposito di gpl in ultimazione in Val da Rio a Chioggia non era stata chiesta né ottenuta la VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) nonostante esso sia costruito ai margini della laguna, e che Chioggia non ha la vocazione industriale e petrolifera con cui è stata costruita Porto Marghera.
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