Il tira e molla nazionale tra Lega e Movimento 5 Stelle di questi giorni sulle grandi opere, tra cui l’alta velocità ferroviaria, coinvolge anche i lavori del Mose. Oggi infatti arriva al Consiglio dei Ministri il decreto “sblocca cantieri”, ma all’ultimo momento dal testo è stato stralciato il finanziamento necessario a completare e mettere in funzione il Mose: il ministro Toninelli aveva cercato di trovare fondi attraverso la Cassa Depositi e Prestiti e la Banca Europea per gli Investimenti, e a quanto affermano le cronache parlamentari una ripicca mascherata da difficoltà contabile metterebbe un nuovo freno al termine dell’opera infinita. Il decreto legge era necessario a bypassare la delibera del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica: in ballo c’erano e ci sono oltre 900 milioni. Solo una settimana fa una delegazione parlamentare stellata aveva fatto visita ai cantieri, giunti alla realizzazione del 94% del progetto. C’è preoccupazione anche per lo stop alla nuova struttura che dovrebbe occuparsi della salvaguardia di Venezia e della laguna, a partire dal funzionamento del Mose: lo stralcio del decreto ha quale conseguenza la rimessa in discussione della governance dell’opera. E sullo sfondo si staglia la richiesta di danni esercitata dall’impresa Mantovani per essere stata estromessa dal prosieguo dei lavori e per i ritardi nei pagamenti, circa 200 milioni che impensieriscono non poco il Consorzio Venezia Nuova e la mano pubblica.
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